Chiamati all’inclusione
La pagina del Vangelo di questa domenica si apre con l’esternazione dell’Apostolo Giovanni, relativa ad una “intrusione”: qualcuno che non fa parte della cerchia, che non ha la tessera di iscrizione al collegio dei discepoli di Gesù si permette di scacciare demoni nel nome di Gesù. Stava per caso facendo qualcosa di male? Scacciare i demoni nel nome di Gesù ha forse qualcosa di contrario o pericoloso rispetto alla sequela del Maestro?
Giovanni riferisce che volevano impedirglielo perché non li seguiva. È interessante come il problema per i discepoli non fosse tanto se quest’uomo facesse qualcosa di male o di bene, ma piuttosto che agisse al di fuori dei loro schemi. L’uomo segue Gesù, agisce nel suo nome, ma siccome non segue i discepoli, non può avere la tessera di adesione al club! Ripensando ai vangeli però, non sembra trovarvisi alcuna pagina in cui Gesù chieda di seguire i discepoli. Non chiede piuttosto di seguire Lui? È il seguire Lui che rende discepoli!
Allora se questo uomo agiva nel nome di Gesù, significa che il problema stava proprio nella valutazione dei discepoli. È la tentazione attualissima della cerchia chiusa, del settarismo e dell’errore di pensare che la nostra esperienza spirituale ed ecclesiale sia l’unica possibile. È la tentazione di trasformare la Chiesa in un club, in un gruppo dove ci si rifugia per cercare il prorpio benessere e protezione, piuttosto che una comunità inclusiva e universale quale è per vocazione. Lo Spirito Santo, però, soffia dove e come vuole: la sua fantasia supera infinitamente le nostre categorie chiuse. Nella Chiesa che mette al centro Cristo ed è illuminata dalla sua Persona e dalla sua Parola, c’è posto per tutti.
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Essa ha una identità sempre inclusiva, mai esclusiva. Le innumerevoli esperienze di santità che la storia ci consegna ne sono una testimonianza eloquente: ciascuno dei santi ha potuto realizzare in modo originale, unico ed efficace la propria adesione al Vangelo. La molteplicità dei carismi, delle esperienze spirituali, delle iniziative di carità, tutte diverse e valide, si fondano sull’unicità del mistero di Gesù: “un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un solo Dio Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti” (Ef 4,5-6).
L’adesione alla verità del Vangelo e il servizio a Dio e ai fratelli è certamente un elemento oggettivo che supera ogni schema esteriore o pregiudizio di appartenenza. Daltronde Gesù stesso, per presentare la modalità del giudizio finale dice chiaramente che l’elemento di discrimine tra i buoni e i cattivi sarà soltanto la concretezza dell’amore: “ogni volta che avete fatto queste cose ad uno di questi miei fratelli più piccoli, lo avete fatto a me” (Mt 25,40). Ogni mancanza di inclusione, ogni controtestimonianza, ogni azione priva di amore, ogni chiusura al fratello, si presenta come un ostacolo sul suo cammino (scandalon in greco significa proprio “pietra d’inciampo”), specialmente se è ancora piccolo, non semplicemente a livello anagrafico, ma soprattutto nel suo cammino di fede.
Di fronte a queste situazioni che minano la fede dei nostri fratelli, Gesù è durissimo: bisogna tagliare! Ogni interpretazione letterale – che pure non è mancata nella immensa storia della Chiesa – , sembra anche superfluo ribadirlo, deve essere evitata! Tuttavia Gesù è estremamente chiaro nel dirci che la vigilanza e le potature si rendono necessarie sulle nostre azioni (mano), sui nostri percorsi e progetti (piede) o sui nostri modi di vedere e pensare (occhio), quando sono in contrasto con l’adesione piena alla Parola di Cristo, alla sua sequela e all’inclusività dell’amore, pena l’esclusione dal Regno e il fallimento della vocazione umana e cristiana.
La santità, invece, consiste proprio nell’opera che lo Spirito compie in noi per far emergere il ritratto del Cristo: non si tratta di aggiungere qualcosa alla nostra vita, quanto piuttosto di permettergli di eliminare il superfluo, come uno scultore che dal blocco di pietra fa nascere la figura pensata eliminando i pezzi in sovrappiù.