Don Luciano Labanca – Commento al Vangelo del 26 Febbraio 2023

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Il ciclo delle domeniche di quaresima dell’anno liturgico A è caratterizzato da una particolare sottolineatura dei temi battesimali, che ci accompagneranno in tutto il percorso fino al Triduo pasquale, quando nella notte di Pasqua saremo chiamati a rinnovare le nostre promesse battesimali con un cuore nuovo.

In questa domenica, attraverso l’episodio delle tentazioni di Gesù, siamo invitati a riflettere sulla sua identità di Figlio di Dio e sulla dignità di ciascuno di noi come cristiano. In un famoso discorso, san Leone Magno, così ci esorta: “Riconosci, cristiano, la tua dignità e, reso partecipe della natura divina, non voler tornare all’abiezione di un tempo con una condotta indegna”. La tentazione, prima di essere l’invito a compiere qualcosa di sbagliato, è un errore circa la verità di Dio e la verità di noi stessi. Le tentazioni che Gesù visse nel deserto, luogo della solitudine e della prova, con evidente richiamo all’esperienza quarantennale di Israele in uscita dall’Egitto, sono profondamente legate alla sua umanità: sono segni concreti che la sua incarnazione è un fatto reale, non apparente o ideale.

L’opera del maligno consiste nel voler travisare il piano del Padre per Gesù, creando delle “scorciatoie”, che bypassino la sua umanità. L’uomo ha fame, ha dei bisogni materiali, tuttavia essi non sono assoluti. Anche Gesù ce li ha, ha fame, ma la sua identità è quella del Messia Salvatore, il suo cibo è fare la volontà del Padre. Porre i bisogni terreni come priorità assoluta snatura il volto di Dio e trasforma dei mezzi in fini. L’arma della Scrittura, con cui Gesù risponde alla tentazione diabolica, ci fa ben comprendere questo suo approccio. Ciò che conta veramente per l’uomo è rimanere nella Parola, cercare la volontà di Dio e usare dei beni materiali sempre come strumenti, mai come fini. Dopo l’insuccesso della prima tentazione, il maligno torna alla carica con qualcosa di più sottile.

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Non è riuscito con l’assolutizzazione di ciò che è materiale, prova con la spettacolarizzazione. Da un’opera salvifica fatta di nascondimento, umiltà, offerta e dono, secondo il disegno del Padre, satana vorrebbe indurre Gesù ad un messianismo magico, rumoroso, spettacolare e da prima pagina. Questa tentazione può essere impattante anche nella nostra vita, quando cerchiamo segni, prodigi, miracoli, che ci confermino nelle nostre idee, piuttosto che ricercare nel silenzio e nella fatica della fede vissuta nel quotidiano il volto del Padre, che preferisce il sussurro del vento leggero della Parola, piuttosto che la dirompenza del vento, la violenza del terremoto o il calore del fuoco (cfr. 1Re 19,11-12).

Infine, la più sottile di tutte le tentazioni, quella del potere: cambiare il progetto di amore e donazione, per uno di oppressione e dominio. Questo atteggiamento richiede di eliminare Dio e porre l’idolo di se stessi, del potere e del male al di sopra di Lui. L’arma vincente è quella di riconoscere che solo Dio, è il Signore, fonte di ogni potere e benedizione, mentre l’uomo è chiamato ad obbedirgli e rimanere in quella totale e salutare dipendenza da Lui.

Muovendo i primi passi di questo cammino quaresimale, dunque, siamo invitati come Gesù ad essere guidati dallo Spirito, attraverso l’esperienza della prova, confidando nella forza della fede e nella potenza dalla sua Parola, che è sempre l’arma vincente contro gli assalti del male, che è comunque destinato a perire. Rimanendo saldi in questo cammino, quando nella notte di pasqua ci sarà chiesto: “Rinunci a satana?”, potremo rispondere con convinzione: “Rinuncio!”. Il no al male, tuttavia, non basta: abbiamo bisogno di dire anche con convinzione: “Credo che Dio c’è ed è mio Padre, che mi ama in Cristo e vuole salvarmi, rendendomi figlio in suo Figlio!”. Buon cammino a tutti!

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