Lo splendore del sacrificio
L’episodio della trasfigurazione di Gesù risplende in questa seconda domenica di quaresima, donando un’iniezione di luce all’aspro percorso penitenziale.
All’inizio della seconda parte del Vangelo di Marco, dopo il primo annuncio della passione, che non era piaciuto per niente al capo degli Apostoli debitamente richiamato all’ordine (Mc 8, 31-33), Gesù prende in disparte proprio Pietro, Giacomo e Giovanni, portandoli con sé in un luogo speciale, sulla sommità di un monte.
Lì, proprio come era accaduto nell’episodio del battesimo al Giordano, Gesù si rivela nuovamente in un modo straordinario. Di fronte agli occhi stupiti dei suoi discepoli, rimuove per un momento il velo ordinario della sua umanità, perché si manifesti in pienezza lo splendore della sua natura divina.
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Il dettaglio del candore abbagliante delle vesti di Gesù, che Marco annota in modo così concreto, ci dice che questa rivelazione non ha nulla di terreno, ma è completamente divina. Entrano in scena, allora, due grandi protagonisti della Scrittura, Elia e Mosè, rappresentanti della Profezia e della Legge. Questi due personaggi hanno in comune il fatto di essere stati entrambi destinatari di teofanie divine nel Primo Testamento.
Ora che tutto si compie in Cristo, diventano suoi interlocutori, come per passare definitivamente il testimone a Lui, che è la pienezza della rivelazione, il Dio-Uomo, il compimento della profezia e della legge! Pietro, con il suo modo di fare spesso “fuori luogo”, vorrebbe fermarsi in quell’esperienza di luce, ma la nube divina torna a velare, facendoli ritornare dalla visione all’ascolto.
È la voce stessa del Padre, infatti, a dire loro che è Gesù il centro, il suo Figlio amato, da ascoltare e seguire, anche e soprattutto sulla strada difficile del sacrificio. Le parole del Padre sono un evidente richiamo a Genesi 22,2.12.16, l’episodio del sacrificio di Isacco: sarà proprio Gesù, sulla croce, il nuovo Isacco che si offrirà come olocausto purissimo, per la nostra salvezza.
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La trasfigurazione, dunque, vuole aiutarci a scorgere nella fede questo bagliore di luce che sgorga dal sacrificio di Gesù, aiutandoci a riconoscere la stessa luce ogni volta che facciamo esperienza dell’offerta al Padre, uccidendo il nostro Isacco e unendoci al sacrificio di Gesù.
Che questa quaresima sia davvero per ciascuno di noi un’esperienza di fede, in cui possiamo riconoscere i primi bagliori della luce gloriosa di Cristo Risorto anche nelle pieghe oscure della sofferenza e delle lotte di ogni giorno, quando camminiamo l’irto sentiero della vita dalle valli lacrimose ai monti chiari del cielo.
Per gentile concessione di don Luciano Labanca, dal suo sito.