La parabola proposta in questa domenica ha per protagonista questo ricco latifondista, che è fortemente inquieto nel vedere come, nonostante la sua vigna abbia necessità di tanta mano d’opera, durante il corso della giornata ci sono tanti operai che non lavorano. Egli non prende pace nel vedere che ci siano uomini disoccupati, a perder tempo, senza fare qualcosa che sia utile a loro e agli altri.
In questo cogliamo un primo suggerimento: questo ricco fattore, che è immagine di Dio, desidera che l’uomo non viva in un atteggiamento di passività, ma che si impegni nell’opera del Regno. Le situazioni sono certamente differenti, per cui alcuni vengono chiamati prima, altri dopo, ma tutti sono interpellati a dare il loro contributo per il Regno. È il mistero dell’elezione di Dio: alcuni sono chiamati da subito a lavorare per il Regno, altri un po’ più tardi, altri addirittura alla fine della giornata.
Quando arriva il momento della paga, si rivela un’altra caratteristica di questo padrone: la sua grande generosità. Egli dà quanto aveva pattuito sin dall’inizio a coloro che hanno lavorato con lui dalla prima ora, come anche a quelli che si sono uniti alla fine. Se leggessimo questo atteggiamento da un punto di vista puramente amministrativo, con la nostra mentalità tanto sensibile ai diritti dei lavoratori e all’equità sociale, ci sarebbero tutti gli estremi per una vertenza sindacale da parte di quelli che dopo un’intera giornata di lavoro percepiscono la stessa paga di chi ha lavorato un’ora sola.
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Il fine del racconto, tuttavia, non è quello di promuovere rivendicazioni socio-sindacali, ma è piuttosto di natura teologica, volendo rivelare il volto misericordioso del Padre. Gesù vuol dirci che il Padre chiama a lavorare nel suo Regno ad ogni ora e che, al di là della lunghezza temporale del servizio, Egli apprezza la disponibilità di chi accoglie tale chiamata, dando a ciascuno il premio della vita eterna. La protesta degli operai della prima ora, che si aspetterebbero una paga più abbondante, è simile all’atteggiamento dei farisei che – vantandosi di essere i servitori di Dio – disprezzano gli altri, i peccatori, i pagani e coloro che hanno incontrato Dio solo più tardi.
La bontà liberale e misericordiosa di Dio può essere uno scandalo per chi legge il proprio rapporto con Lui con la logica del dare-ricevere, piuttosto che con quella dell’amore. In fin dei conti, il padrone dà ai suoi operai quanto aveva pattuito e per questo non è ingiusto. Il suo cuore, però, è più grande e vuol dare a tutti più di quanto meritano. Anche per noi c’è il rischio di restare scandalizzati di fronte alla bontà di Dio, quando Egli recupera ciò che sembrava perduto e dà una possibilità a chi all’inizio era tanto lontano da Lui.
L’invito per tutti in questa domenica è quello di riflettere sul dono della chiamata rivolta a ciascuno di noi, in tempi e in modi diversi, ad essere lavoratori della sua vigna. A questo dono siamo chiamati a rispondere con generosità e disponibilità, senza rimandare, mai! Dall’altra parte siamo anche sollecitati a contemplare sempre di nuovo la generosità del Padre, che non ragiona mai in termini quantitativi e di pura logica commerciale, ma dona largamente a tutti con disarmante bontà, al di là di ogni attesa e di ogni merito.
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