La preghiera è il termometro della fede
Uno dei temi centrali della teologia del Vangelo di Luca è la preghiera. Molti eventi importanti sono descritti in un clima di preghiera e di stupore, a partire dall’infanzia di Gesù, ma Lui stesso incarna il modello e il maestro di preghiera. Come vediamo dal brano di questa domenica, la pedagogia di Gesù sulla preghiera si fonda su due aspetti: l’esempio e la parola. E questo la dice lunga anche sul nostro modo di pregare.
Spesso ci lamentiamo di non saper pregare e ciò forse accade perché semplicemente non preghiamo e non ascoltiamo a sufficienza. A pregare, infatti, si impara pregando e ascoltando, vivendo lo stesso atteggiamento intimo di Gesù, che si poneva in dialogo costante con il Padre, con fiducia e semplicità. La Parola di Gesù, in quella che è la preghiera al Padre, non è tanto qualcosa da ripetere in maniera pedissequa, quanto da interiorizzare come modello di vera preghiera di fiducia, di lode, di domanda, di conversione, di riconciliazione e in definitiva di trasformazione e di configurazione della nostra volontà a quella del Padre.
Attraverso un esempio, poi, quello dell’amico che va a chiedere aiuto ad un altro amico, Gesù ci insegna un altro atteggiamento tipico della preghiera che è quello dell’insistenza perseverante, fatta con fede. La preghiera, infatti, è la prova vivente della nostra fede. Per comprendere la “temperatura” della nostra fede, siamo invitati a verificare come preghiamo, non tanto però a misurare la quantità delle nostre preghiere, quanto la qualità della preghiera.
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Essa si nutre della certezza che Dio non è un distributore automatico di grazie materiali e spirituali, quanto un Padre premuroso e buono che ci dà sempre e solo quello di cui abbiamo bisogno. Indirizzando una bellissima lettera alla vedova Proba, Sant’Agostino, a proposito della preghiera, scrive: “Colui che sa concedere ai suoi figli i buoni doni, ci spinge a chiedere, a cercare, a bussare. Potrebbe far meraviglia che agisca così Colui che conosce ciò che ci è necessario prima che glielo chiediamo, se non comprendessimo che il Signore Dio nostro non desidera che noi gli facciamo conoscere qual è il nostro volere ch’egli non può non conoscere, ma desidera che nelle preghiere si eserciti il nostro desiderio, onde diventiamo capaci di prendere ciò che prepara di darci” (Lettera 130, 8.16-17).