Don Luciano Labanca – Commento al Vangelo del 23 Ottobre 2022

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Presunzione: ostacolo al cielo

Uno dei peggiori atteggiamenti di cui l’uomo è capace è la presunzione. Essa si presenta come un falso giudizio su se stessi e sugli altri, causato dall’ingigantimento del proprio ego, con l’effetto nefasto di ritenere gli altri inferiori, indegni o incapaci. Un simile atteggiamento non può certamente facilitare i rapporti umani, ma ne diventa un ostacolo spesso insormontabile, causando divisioni e solitudini. Il racconto esemplare, che il Vangelo di oggi ci dona, applica questa medesima dinamica al rapporto con Dio.

Il fariseo, uomo formato nelle cose di Dio, nella sua legge e nelle osservanze rituali, scivola nella presunzione e porta quest’attitudine anche nella sua “preghiera”, finendo per rivolgersi più a se stesso che a Dio, elencando le sue qualità e disprezzando gli altri, persino puntando il dito nel tempio stesso, facendo confronti con il povero pubblicano. Lui, al contrario, uomo malvisto, considerato il peccatore per eccellenza, per via del suo mestiere, in cui spesso si poteva cedere alla disonestà, davanti a Dio ha un’attitudine completamente diversa.

Ben consapevole della propria miseria, con il capo chino, segno di quell’umiltà necessaria a porsi alla presenza del Signore, si rivolge a Lui, chiedendo sinceramente perdono. La conclusione del racconto evangelico apre ad una profonda riflessione: la presunzione è un ostacolo alla salvezza; l’umiltà, invece, ne è la strada. Chiediamoci: siamo veramente alieni da questo tremendo atteggiamento della presunzione di fronte ai fratelli e di fronte a Dio?

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Ogni giorno, riconoscendo i doni che abbiamo ricevuto dal Signore, dovremmo sempre ricordare che siamo polvere ed in polvere ritorneremo. Non siamo migliori degli altri. Se i nostri peccati sono meno rumorosi o spettacolari di quelli di tanti altri, questo è solo perché la stessa Misericordia, che è disposta a perdonare loro, ci ha benevolmente accompagnato e preceduto, evitando che cadessimo nel baratro.

Solo l’umiltà di chi si riconosce bisognoso di Dio, quindi, ci può tenere aperta la strada del cielo.

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