Don Luciano Labanca โ€“ Commento al Vangelo del 23 Giugno 2024

Domenica 23 Giugno 2024
Commento al brano del Vangelo di: Mc 4, 35-41

Data:

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La traversata, dalla paura al timore

Dopo lโ€™insegnamento in parabole avvenuto a Cafarnao e sul quale ci siamo soffermati domenica scorsa, nel brano odierno troviamo lโ€™invito di Gesรน rivolto ai discepoli a passare allโ€™altra sponda del lago, per poter proseguire la missione anche in altri luoghi.

Al di lร  del racconto relativo allo spostamento, circa il quale per giunta lโ€™Evangelista non ci offre alcun dettaglio, lโ€™episodio sembra richiamare qualcosa di piรน profondo: si parla di una traversata, del passaggio da una sponda allโ€™altra. Non รจ proprio cosรฌ la vita umana?

Anzitutto un essere traghettati da un luogo allโ€™altro, secondo quello che Dio ha pensato per noi, di tempo in tempo, di etร  in etร . Cโ€™รจ poi una traversata finale: quella dal tempo allโ€™eternitร , da questa vita al cielo, da questo mondo al Padre.

In questa traversata, in ogni movimento che compiamo, dalla prima volta che siamo โ€œmessi in acquaโ€ mediante il Battesimo, non siamo mai abbandonati a noi stessi, ma siamo sempre custoditi in una barca speciale, quella di Pietro e degli altri Apostoli, la Chiesa di Gesรน. Questa barca esiste per proteggere, per custodire i discepoli e permettere loro di non fare la traversata da soli, ma in comunitร  e nella presenza costante del Signore, che รจ sempre lรฌ. รˆ stato chiaro Gesรน, non avrebbe mai abbandonato i suoi: โ€œsono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondoโ€ (Mt 28, 20).

La configurazione geografica del lago di Tiberiade e il clima della regione sono particolarmente propensi a tempeste improvvise e violente, che agitano fortemente le acque e possono creare non pochi problemi ai naviganti.

La traversata di quella notte fu segnata da una di queste esperienze. Come per i discepoli quella notte, anche le nostre traversate in questa vita possono essere burrascose e, nonostante siamo nella barca della Chiesa, possiamo facilmente vedere come essa sia sballottata da tante difficoltร : tempeste esterne e tempeste interne, dovute a persecuzioni, ostacoli, ideologie e, non da ultima, la pesante zavorra di peccati personali e comunitari che puรฒ ulteriormente appesantire la navigazione.

Sconvolti dalla potenza delle onde, puรฒ capitare di non sentire sempre la presenza del Maestro, che sappiamo essere sempre lรฌ ed avere a cuore prima di tutto la sicurezza della nostra traversata verso il porto sicuro del suo amore.

Le parole del Sal 107, descrivono bene la situazione degli apostoli quella notte, come anche quella di ciascuno di noi nellโ€™ora della prova: โ€œOndeggiavano e barcollavano come ubriachi: tutta la loro abilitร  era svanita. Nellโ€™angustia gridarono al Signore, ed egli li fece uscire dalle loro angosceโ€ (Sal 107, 27-28). Il Maestro dorme, dopo una giornata di fatica e di insegnamento.

Ma nel suo stesso insegnamento aveva detto che il Regno di Dio รจ โ€œcome un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo saโ€ (Mc 4,26-27).

Anche se non se ne coglie umanamente la sensazione, egli รจ sempre lรฌ, con una presenza discreta ed efficace, per far sรฌ che il progetto della salvezza si realizzi. Siamo noi, piuttosto, a dover crescere nella certezza della fede, credendo senza vacillare e passando dalla paura delle tempeste al timore di Dio, che nella sua onnipotenza puรฒ sempre fermare la dirompenza del male.

Per gentile concessione di don Luciano Labanca, dal suo sito.

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