Oltre la vendetta
Proseguendo il cosiddetto “discorso della pianura”, già propostoci nella sua prima parte da domenica scorsa, Gesù ci offre oggi un messaggio di profondissimo impatto: l’amore verso i nemici. Si tratta certamente di un tema originale e maggiormente provocatorio della predicazione del Maestro, perché tocca il cuore di una delle dinamiche – ahimè – tipiche della vita umana, quella della vendetta.
L’essere umano, dotato di intelligenza e volontà, ha senza dubbio la capacità di riconoscere il male che subisce e sotto l’influsso della sua inclinazione violenta, che viene dal peccato originale, è portato ad avere la tentazione di rispondere al male subito, non mediante il bene, ma attraverso la dinamica perversa della vendetta. Essa consiste nel corrispondere al male con il male, in una logica simmetrica e proporzionata, per lo più accolta anche dal comune modo di sentire, o addirittura, in maniera a volte sproporzionata, come ci insegna la storia dell’umanità.
Gesù Cristo, però, è venuto a portarci una logica nuova, potremmo dire, rivoluzionaria. Al male non si deve rispondere con il male, sebbene sia programmato in modo simmetrico e proporzionato, ma solo ed esclusivamente con il bene. Il messaggio di Cristo, totalmente coincidente con la sua Persona, consiste in una logica asimmetrica, come asimmetrico ed eccedente è l’amore! L’amore, letto nella logica semplicemente razionale, sembra essere incomprensibile, eppure questo è proprio il linguaggio di Dio.
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San Giovanni nella sua Prima lettera ci ha donato una delle poche definizioni di Dio: “Dio è amore” (1Gv 4,16). Se guardiamo con onestà e sincerità alla nostra vita di cristiani del XXI secolo, possiamo dire di aver veramente sposato questa logica di Gesù? Guardando alle nostre relazioni, alle nostre comunità, anche alla nostra Chiesa, non si coglie ancora tristemente come la logica della vendetta sia troppo spesso più utilizzata di quella dell’amore e del perdono?
Scegliere la via dell’amore è certamente un atto di grande umiltà e fortezza. Spesso si pensa che una persona possa dimostrare la sua forza e il suo valore con il dominio, la violenza e la vendetta. Cristo ci insegna, però, che la vera fortezza sta nel vincere queste dinamiche scontate, per scegliere la strada dell’amore sovrabbondante ed eccedente.
A margine di questa pagina evangelica, che veramente non ha bisogno di essere commentata, quanto di essere coerentemente vissuta, piace richiamare il fortissimo messaggio che Papa Francesco ci ha donato nella sua ultima enciclica: “Quanti perdonano davvero non dimenticano, ma rinunciano ad essere dominati dalla stessa forza distruttiva che ha fatto loro del male. Spezzano il circolo vizioso, frenano l’avanzare delle forze della distruzione. Decidono di non continuare a inoculare nella società l’energia della vendetta, che prima o poi finisce per ricadere ancora una volta su loro stessi. Infatti, la vendetta non sazia mai veramente l’insoddisfazione delle vittime. Ci sono crimini così orrendi e crudeli, che far soffrire chi li ha commessi non serve per sentire che si è riparato il delitto; e nemmeno basterebbe uccidere il criminale, né si potrebbero trovare torture equiparabili a ciò che ha potuto soffrire la vittima. La vendetta non risolve nulla” (Francesco, Fratelli tutti, n. 251).