La vita nello Spirito
Già in Israele, secondo la prescrizione del capitolo 34 del libro dell’Esodo, sette settimane dopo la Pasqua, ossia nel cinquantesimo giorno (da cui il termine di origine greca pentekostes, “cinquantesimo”), si celebrava la “festa delle settimane” per ringraziare Dio dei doni del raccolto ed offrire le primizie della mietitura del frumento.
Con la distruzione del Tempio la connotazione agricola di questa festa venne meno e ci si concentrò maggiormente sugli eventi della storia di Israele, ossia il ringraziamento per il dono della Legge e dell’Alleanza. Con la Pasqua di Gesù, nella quale tutte le antiche profezie giungono a compimento, anche i significati di questa festa si sono rinnovati e sono stati trasfigurati.
Gli Atti degli Apostoli al capitolo 2 descrivono cosa accadde nella festa di Pentecoste dopo la risurrezione di Gesù. I discepoli si trovavano nello stesso luogo ed irruppe su di essi il dono dello Spirito, promesso da Gesù, già prima della sua Pasqua. Come vento impetuoso lo Spirito entra nel cuore della Chiesa, consacrandola per la missione di testimoniare Cristo fino ai confini della terra.
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Come il ministero pubblico del Signore era iniziato con la manifestazione dello Spirito in forma di colomba nella teofania del battesimo al Giordano, così ora il ministero della Chiesa inizia allo stesso modo con l’effusione dello Spirito.
Esso genera un rinnovamento dei cuori, dona coraggio e costanza nel testimoniare Cristo e realizza quella nuova Alleanza promessa già dagli antichi profeti: “vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne. Porrò il mio spirito dentro di voi e vi farò vivere secondo le mie leggi e vi farò osservare e mettere in pratica le mie norme” (Ez 36, 26-27).
La Pentecoste diventa nello Spirito la festa della vera Alleanza: Dio entra nel cuore dell’uomo, per cambiarlo, per renderlo partecipe dei frutti della redenzione operata da Gesù. La legge non è più una semplice indicazione di condotta esterna all’uomo a cui aderire, ma viene impressa nel profondo del cuore dell’uomo. La pienezza della legge è ormai l’Amore!
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Nella pagina del Vangelo, tratta dai capitoli 15 e 16 del Vangelo secondo Giovanni, dai cosiddetti “discorsi di addio” pronunciati da Gesù la sera prima della sua passione come un testamento spirituale, il Maestro promette il dono dello Spirito. I suoi discepoli, quindi tutti noi, potranno veramente diventare “nuovi”, solo grazie all’azione di questo Dono del Padre.
Solo l’irruzione del divino può cambiare la storia e il cuore umano: l’uomo da se stesso non ha questa capacità! Egli può decidersi se aprirsi oppure rifiutare questa azione della grazia. Lo Spirito divino, rappresentato con diverse immagini nelle Scritture, come vento, come fuoco, come colomba, come sigillo, come fonte di acqua viva, sfugge l’umana comprensione: è l’Amore che lega il Padre e il Figlio, così intenso da essere una Persona viva! L’uomo non può comprenderlo come semplice oggetto di umana conoscenza, ma può soltanto lasciarsi toccare da esso e trasformare, come quel roveto ardente dell’Esodo che arde senza consumarsi.
Così avviene per l’uomo che si lascia riempire da Lui: arde di amore per Dio e per i fratelli, spargendo luce, calore e purezza. Lo Spirito è Paraclito, ossia Avvocato, difensore contro gli attacchi del maligno e del peccato e ci rende degni del Padre. Ci insegna la Verità, non come concetto astratto, ma come esperienza esistenziale della nostra amicizia con Gesù.
Mediante questa azione misteriosa la nostra vita viene condotta su un piano superiore, quello della “vita spirituale”, che non nega nulla della nostra umanità, ma la inserisce nel cuore di Dio. Esso opera in noi una trasformazione graduale, ma effettiva, che ci permette pian piano di “portare il peso” degli insegnamenti di Gesù, che diventano chiari e connaturali alla nostra vita.
Questo cammino di trasformazione del cuore ci fa diventare veramente “persone spirituali”, non nel senso di disincarnate e distratte dalla vera vita umana, ma capaci di leggere dentro le cose nella luce di Dio, di interpretare la storia e le circostanze della vita nel quadro più grande della volontà di Dio.
Ogni giorno, nella nostra preghiera, dovremmo chiedere insistentemente al Padre il dono dello Spirito, per crescere nell’amicizia con Lui e assumere questo sguardo “spirituale” e rinnovato su noi stessi e sulla realtà.
Per gentile concessione di don Luciano Labanca, dal suo sito.