Denaro, strumento o idolo?
La vita terrena rappresenta un tempo di prova, di allenamento, in cui, come in una palestra, Dio ci affida degli esercizi per preparaci a qualcosa di più grande. Tra gli esercizi terreni rientra anche l’uso delle ricchezze di questo mondo, importanti per vivere, per avere il sostentamento quotidiano e una vita dignitosa, ma anche un preziosissimo strumento per crescere nell’amore verso Dio e il prossimo, per prepararci all’incontro con l’Amore infinito di Dio nell’eternità.
Attraverso la parabola dell’amministratore astuto, sollevato dal suo incarico per malversazione, Gesù – sottolineando la sua astuzia e non certamente lodando la sua disonestà – ci offre un insegnamento sul modo corretto di usare dei beni di questo mondo. Essi, come ben compreso dall’uomo astuto, sono strumenti da usare per guadagnare cose ben più importanti: l’amministratore ha bisogno di farsi amici per poter continuare a vivere, quando non potrà più avere le mani in pasta.
Allo stesso modo, anche noi, utilizzando saggiamente dei beni di questo mondo, dovremmo trasformarli sempre in strumenti di carità verso i nostri fratelli, per dar gloria a Dio nell’amore, piuttosto che scivolare in quella pericolosissima idolatria, con cui finiremmo per adorare “mammona” e non Lui.
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Questa fedeltà da esercitare nelle piccole cose di questo mondo, che come nebbia al sole sono destinate a svanire, rappresenta l’occasione di servizio vero a Dio e al prossimo e ci prepara ad ottenere la ricchezza vera, quella dell’amore e della felicità eterna con Dio, che ci appartengono davvero e che nessuno potrà mai portarci via, per l’eternità.
Impariamo, allora, a chiederci sempre: Io da che parte sto? Mi servo delle cose di questo mondo, oppure servo le cose di questo mondo, come idoli?