Nel deserto soli con il Solo
Con lo stile che lo caratterizza, ossia l’abilità di descrivere i fatti della vita di Gesù con poche ed efficaci pennellate, Marco dipinge Gesù nell’esperienza del deserto. La prima domenica di Quaresima è sempre incentrata sulla contemplazione delle tentazioni di Gesù: Egli vero Dio e vero uomo ha assunto su di sé l’umanità in modo pieno, ad esclusione del peccato.
Anche l’esperienza della tentazione dunque l’ha toccato, avendo vissuto un vero cammino di adesione della propria volontà umana a quella del Padre, fino alla donazione totale di sé sulla Croce. L’opera di Gesù, finalizzata alla salvezza del mondo, ha avuto un regista, lo Spirito Santo. È Lui che, avendolo ricolmato di sé nel battesimo, lo spinge – secondo il testo originale greco, “lo getta” (ekballei) – nel deserto.
Gesù viene immesso nell’agóne, la lotta spirituale, nella quale è solo con se stesso e con il Padre, in un tempo significativo di silenzio, di svuotamento e di preghiera. È il deserto l’icona più vera della vita umana, che in Quaresima viene proposta alla nostra riflessione. Soli con il Solo, anche noi veniamo gettati dallo Spirito nella lotta vera, quella contro il peccato, che mediante la tentazione ci attrae, facendoci immaginare paradisi illusori.
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Marco non ci offre dettagli sul numero e la natura delle tentazioni, né su come Gesù le abbia superate. Quando, però, descrive il Maestro in compagnia delle bestie selvatiche e servito dagli angeli, ci fa comprendere che certamente Egli ha vinto avendo riequilibrato il suo rapporto con la natura “matrigna”, significata dalle bestie feroci interne ed esterne a noi e con il Padre, i cui messaggeri lo servono.
La preparazione di Cristo, avvenuta mediante la lotta spirituale, rende finalmente il suo tempo maturo per uscire nel mondo e testimoniare la verità del Vangelo del Regno. Anche la nostra lotta contro il male e il peccato, che bussa sempre di nuovo alle porte della nostra libertà, se viene sinceramente accolta e combattuta con umiltà e fermezza, può renderci capaci di riconciliarci con i mostri che abbiamo dentro e le circostanze ostili che possiamo avere fuori di noi, rendendoli luoghi in cui incontriamo e scegliamo Dio sempre di nuovo.
Che il deserto quaresimale sia anche per noi questa cassa di risonanza, in cui scegliere Dio sempre di nuovo, non lasciandoci persuadere dalle voci fuorvianti ed effimere del Maligno. Questa è la vera conversione.
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Per gentile concessione di don Luciano Labanca, dal suo sito.