Venerdรฌ Santo 2025: il dolore che salva
Oggi, nel Venerdรฌ Santo, siamo chiamati a fermarci e a contemplare lโevento tragico e salvifico della morte di Gesรน sulla croce: un sacrificio che nella prospettiva del mondo sembra essere lโestremo atto di sconfitta, di debolezza, ma che in realtร rivela la vera potenza di Cristo, una potenza che non si misura con il potere del mondo, ma con lโamore infinito e il perdono incondizionato.
Nel Vangelo di Giovanni, il racconto della Passione si apre con un gesto paradossale: Gesรน si consegna nelle mani dei suoi persecutori. โGesรน, sapendo tutto quello che doveva accadergli, si fece innanziโ (Gv 18,4). Quella di Gesรน รจ una decisione libera e piena di amore, che va incontro alla sua Passione con generositร e consapevolezza.
Gesรน viene consegnato da Giuda ai soldati romani, da Pilato alla folla, dalla folla alla croce, fino al momento finale. Gesรน, in qualche modo, โpassa di mano in manoโ, ma rimane sempre il protagonista assoluto della sua passione. Egli si consegna per la salvezza dellโumanitร , ma anche per ciascuno di noi.
In questo vediamo un primo invito che ci viene rivolto: Gesรน viene consegnato anche a me, perchรฉ sappia accoglierlo nella mia vita, come Lui si รจ consegnato nelle mani degli altri. Ogni giorno, sono chiamato ad accoglierlo, soprattutto nelle prove, nelle difficoltร e nei nostri momenti di buio e di sofferenza.
Come accolgo il Signore? Con la durezza di cuore o mi lascio plasmare da Lui, affidandomi e facendo la sua volontร ? Faccio spazio nella mia vita per accoglierlo pienamente, anche nei momenti di prova e sofferenza? O penso di poter fare tutto da solo?
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La densa azione liturgica del Venerdรฌ Santo ci offre, poi, un momento centrale nellโadorazione della croce. Essa, un patibolo infame, che apparentemente rappresenta la fine di una vita terrena, diventa, in realtร , il luogo della intronizzazione di Cristo come Re.
Egli, tuttavia, non รจ un re che domina da un trono dorato, con potenza militare, politica ed economica, ma un sovrano che regna attraverso lโumiltร , lโamore e il sacrificio di sรฉ. Il titulus crucis, la scritta che dichiarava โGesรน Nazareno, Re dei Giudeiโ, รจ un atto di ironia divina.
Condannato come un malfattore, Gesรน รจ il Re eterno, la cui regalitร si manifesta nella sua offerta totale di sรฉ per il bene dellโumanitร . La sua potenza non รจ nel dominio, ma nellโamore che salva.
Adorare la Croce significa riconoscere in essa non la morte, ma la vita, non la sconfitta, ma la vittoria. La Croce รจ il luogo dove si manifesta lโamore piรน grande, quello che trasforma il dolore in salvezza, la sofferenza in redenzione.
ร il momento in cui, in silenzio e in preghiera, siamo invitati ad inginocchiarci davanti a Cristo, riconoscendo la sua regalitร nella nostra vita, sentendo profondamente la chiamata a seguirne le orme, unendoci al suo sacrificio.
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Non si tratta solo di un gesto esteriore, ma di un atto profondo di trasformazione interiore. Inginocchiarsi di fronte alla Croce significa non solo rendere onore a Cristo, ma anche entrare nel mistero della sua sofferenza e della sua vittoria.
In quel momento, ogni parola cede il passo al silenzio, e il nostro cuore รจ chiamato a โscomparireโ per fare spazio allโamore di Cristo che, proprio sulla croce, si dona senza riserve.
Adorare la Croce, quindi, รจ un atto che ci trasforma, ci rinnova e ci fa partecipi della sua opera di salvezza.
Edith Stein, Santa Teresa Benedetta della Croce, la carmelitana morta ad Auschwitz, scriveva: โLa Croce รจ il luogo dove il peccato si trasforma in salvezza, dove la morte si fa vita. Se comprendiamo questo, comprendiamo che ogni sofferenza, ogni dolore, puรฒ diventare unโopportunitร di incontro con Dio, unโopportunitร di redenzioneโ (Scientia Crucis, p. 92).
Oggi, mentre guardiamo alla croce, siamo invitati a riflettere sulla vera grandezza del cammino cristiano. In un mondo che spesso misura il successo in termini di potere, visibilitร e affermazione personale, Gesรน ci insegna che la vera grandezza si trova nel darsi agli altri, nello svuotarsi di sรฉ.
In questo Venerdรฌ Santo siamo invitati a guardare alla croce non solo come simbolo di morte, ma come albero di vita, in cui rivedere il nostro cammino di fede.
La vera vita cristiana, infatti, non puรฒ mai coincidere con lโaffermare noi stessi, ma sempre nel diventare strumenti โinutiliโ, che nella loro debolezza e trasparenza possono condurre anche gli altri a Cristo.
Che oggi, sostando silenziosamente di fronte alla Croce, ciascuno di noi possa rinnovare il proprio proposito a seguire il cammino di Gesรน, accogliendo il suo amore e diventando, a nostra volta, dono per gli altri, senza riserve.
Chiediamo in questo tempo al Signore di fare spazio e silenzio e di donarci la forza di seguire le Sue orme sempre, non solo nei momenti di gioia, ma anche nelle tortuose vie che portano al Calvario.
Per gentile concessione di don Luciano Labanca, dal suo sito.