Don Luciano Condina โ€“ Commento al Vangelo del 9 Ottobre 2022

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Tutto รจ dono di Dio, ma dobbiamo lasciarci sorprendere dalla grazia per poter vivere ciรฒ che riceviamo

Questa domenica incontriamo i dieci lebbrosi guariti da Gesรน; tra loro uno solo torna a rendere gloria a Dio: un samaritano.

La lebbra nellโ€™antico testamento รจ lโ€™immagine della solitudine, dellโ€™esclusione, dellโ€™essere lontani dalla comunitร  fraterna e dalla societร . Le โ€œlebbreโ€ sono le cose che ci escludono, ci tengono lontani dagli altri, ci fanno soffrire, ci rendono diversi: ognuno puรฒ trovarne di proprie, perchรฉ siamo tutti un poโ€™ storti e un poโ€™ malfatti, esteriormente e interiormente.

Spesso incontriamo persone molto tristi per qualcosa che succede nella loro vita: solitudine, situazioni difficili, precarietร  economica ed esistenziale e non riescono a vedere altro punto che quel dolore, centro dellโ€™essere, pensando che risolvendolo si รจ risolto tutto e che la vita intera sia lรฌ in quel punto, in quella zona mancante. Questa รจ la trappola di nove lebbrosi su dieci perchรฉ, una volta guariti, pensano di essere arrivati. Allโ€™unico che torna indietro a rendere gloria a Dio, Gesรน risponde: ยซAlzati e vaโ€™, la tua fede ti ha salvatoยป (Lc 11,19). Abbiamo nove guariti eโ€ฆ un salvato! Tra guarigione e salvezza cโ€™รจ una differenza abissale.

La salvezza รจ molto piรน che la salute: รจ aver trovato il Signore, il punto di riferimento della vita diretto verso il bene; non punta alla semplice sopravvivenza. Un guarito รจ tale fino al presentarsi della prossima malattia; un salvato conserva la pace del cuore anche nella malattia terminale. Questo dipende dalla gratitudine, dallโ€™aver accolto il vero segno dei benefici ricevuti. Quanta ingratitudine esiste nel mondo e nella nostra quotidianitร !

รˆ curioso che lโ€™unico a ringraziare Gesรน sia un samaritano, lo straniero, colui che vive tutto come qualcosa che non gli spetta proprio perchรฉ tale. Per avere un cuore grato bisogna mantenersi โ€œstranieriโ€, persone sorprese di quello che ricevono.

Noi abbiamo spesso la tendenza a banalizzare tutto, a renderlo ovvio, considerando tutto acquisito e posseduto. Solo quando perdiamo qualcosa ne scopriamo la preziositร ; solo quando un arto ci fa male capiamo quanto รจ prezioso averlo sano.

Per questo dobbiamo mantenere unโ€™anima lucida e sentirci stranieri, sorpresi dalla Parola che Dio ci rivolge, sorpresi dalla grazia di poter vivere i sacramenti e tutto ciรฒ che la provvidenza ci dona lungo il cammino.

Capita che quando due coniugi si sposano, nei primi tempi siano molto attenti lโ€™uno allโ€™altro, diventando poi abitudinari; nella routine iniziano a mancarsi di rispetto, a non prendersi piรน cura lโ€™uno dellโ€™altro; ma se succede che uno dei due si trovi in pericolo di vita, allora ci si ricorda di quanto sia bello avere lโ€™altro accanto. Per questo la nostra esistenza รจ precaria, per questo Dio, spesso, permette alle cose che ci fanno tremare di blandirci: per restare stranieri e vivere la relazione con Lui.

ยซSe da Dio accettiamo il bene, perchรฉ non dovremmo accettare il male?ยป (Gb 2,10). Ringraziamolo anche per le insicurezze che ci mantengono stranieri, sorpresi e grati di quello che abbiamo, perchรฉ niente ci รจ dato in possesso definitivo. Il cristiano รจ un pellegrino che sa di non stare a casa propria e di andare verso una meta. Se dimentichiamo di essere pellegrini ci areniamo, perdiamo la gratitudine, dimentichiamo la bellezza della meta. Possa il Signore illuminare il nostro sguardo sulla nostra reale condizione, di accettare quello che รจ veritร : tutto รจ grazia, tutto รจ dono e noi lo possediamo perchรฉ Egli รจ magnanimo. Non perchรฉ lo meritiamo.


Commento di don Luciano Condina

Fonte โ€“ Arcidiocesi di Vercelli

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