Dio è luce, bellezza, vita piena
Com’è tradizione nella liturgia cristiana, la seconda domenica di Quaresima è dedicata alla Trasfigurazione, simbolo della mèta a cui è chiamato ogni cristiano: la contemplazione del volto di Dio nella sua gloria piena.
I discepoli portati sul monte da Gesù sono solo tre – Pietro, Giacomo e Giovanni – e questo sottolinea un dato importante: non è possibile mantenere una qualità e uno spessore nel rapporto con Dio senza momenti di solitudine con Lui, il tempo in cui Egli ci conduce in disparte. La preghiera in fondo è questo: essere condotti in disparte per stare con Dio. A differenza della meditazione, dello yoga, del raccoglimento interiore, in cui fondamentalmente si va alla ricerca di se stessi, al contrario, nella preghiera, si va alla ricerca dell’Altro aprendosi a Lui, unico vero Dio in grado di dirci chi siamo, perché solo chi ci ama può dirci chi siamo.
L’esclamazione di Pietro: «È bello per noi essere qui!» (Mt 17,4), contiene una chiave importante di questo episodio, ossia il fatto che è un’esperienza intensa, da vivere, da gustare, in cui immergersi con i sensi corporali e spirituali. Spesso, purtroppo, il cristianesimo è costretto in contorni etici e morali, invece è la categoria della bellezza, che ci muove, che ci fa innamorare, che ci porta a cambiare vita in vista della bellezza suprema che si profila incamminandosi verso il monte della Trasfigurazione.
Da quando Gesù è asceso al cielo, possiamo incontrarlo nei volti di chi l’ha conosciuto prima di noi: si diventa cristiani “per contagio”, contemplando la bellezza che opera nella vita di chi ci ha preceduti. Solo la luce di Dio può donare la luce agli occhi delle persone, la luce che in sé possiede il profumo del cielo.
Numerose vocazioni alla vita consacrata sono nate contemplando quella luce in un volto, quel profumo nella vita e nella gioia di chi stava condividendo un rapporto autentico con Dio. In fondo, quando si vedono una famiglia felice, un consacrato felice, sorge spontaneo il desiderio: «Che belli, vorrei essere come loro!». Quella luce nel volto trasfigurato di Gesù è il segreto della fecondità: è la parola illuminata che feconda il cuore degli uomini e fa nascere la vita spirituale.
S. Paolo afferma: «Noi tutti a viso scoperto riflettendo come in uno specchio la gloria del Signore veniamo trasformati in quella medesima immagine, di gloria in gloria secondo l’azione dello Spirito del Signore» (2 Cor 3,18); S. Giovanni scrive: «Noi saremo trasformati pienamente in figli di Dio perché lo vedremo così come egli è» (1 Gv 3,2);. Significa che vedere la sua bellezza ci trasforma, ha il potere di cambiare il cuore delle persone risvegliando e rivivificando la sua immagine impressa, marchiata nel cuore di ogni uomo.
Ogni uomo, in fondo, riflette l’immagine di Dio che custodisce nel cuore: se è sbagliata, la conseguenza è una vita che fallisce il bersaglio; per uscire dal peccato è necessario correggere, sanare l’idea errata di Dio. Eva, nell’Eden, perde la felicità perché perde l’idea di un Dio bello, perché comincia a dubitare di Lui. Quindi per tornare alla pienezza dell’allegria dei figli di Dio è necessario ricominciare a pensare bene di Lui, a coglierne la dolcezza e la tenerezza.
Allora io divento bello perché l’altro è bello, divento sereno perché l’altro è luminoso, divento fiducioso perché l’altro mi vuole bene.