I Giudei, sentendo Gesù identificarsi come pane disceso dal cielo, «si misero a mormorare» (Gv 6,41). Siamo soliti associare la mormorazione al parlare dietro le spalle, al pettegolezzo, al brontolìo velato. C’è, però, un altro aspetto della mormorazione legato a quanto Gesù dirà subito dopo l’invito a non criticare: «Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato» (Gv 6,43-44). Cosa c’entra con la mormorazione il fatto che sia il Padre ad attirare a sé? Mormorare significa anche rimanere impantanati nei propri pensieri, spesso pessimistici e critici, simili a una pentola che bolle e ribolle sbuffando di continuo, implodendo su se stessi come un cane che si morde la coda.
Quante volte abbiamo vissuto questa situazione di stallo mentale di fronte a situazioni intricate, più o meno fastidiose, dolorose o spinose!
La mormorazione dei Giudei consiste nel fatto di non riuscire a vedere Gesù al di fuori della sua famiglia di provenienza limitandosi allo scenario. Per poterlo accogliere è necessario uscire dai propri vicoli ciechi mentali – la propria mormorazione – che sono le povere risorse umane, totalmente insufficienti per accogliere la vita eterna e accettare Gesù come pane disceso dal cielo. Perché ciò avvenga è necessario che il Padre ci muova da dentro, attirandoci.
Per mezzo di questa frase, viene svelata la strategia Dio, che non costringe, non mentalizza, non impone: attira. Quante volte abbiamo pensato di crescere – o di far crescere – con la forza di volontà , con la convinzione mentale o con il dovere, constatando poi naufragi e fallimenti. Il Padre agisce in un altro modo: cerca il nostro cuore e si sintonizza con il nostro desiderio; il Padre è bello, Cristo è bello, lo Spirito Santo è dolcissimo. La conversione è un processo che parte dal corteggiamento del Padre, il quale attira e suscita un moto di attrazione nell’anima che aderisce a questa avance divina.
Se il mormorare è lo stallo nel piccolo recinto delle nostre risorse mentali, ascoltare la Parola, accoglierla e seguire Cristo sarà possibile solo superando i paletti delle aspettative e soluzioni limitate della logica umana.
Come potrà mai salvarci Dio se con noi deve fare solo le cose che possiamo capire? È come se il medico dovesse curare un paziente solamente sulla base delle conoscenze di questo. È logico che ci deve salvare per una strada che noi non possiamo capire immediatamente. La risurrezione, infatti – lieto fine del percorso proposto dal Padre – non è contemplata in nessuna delle possibilità logiche e razionali delle vicende umane.
Ma quante volte la gente fa scelte distruttive! demolisce il proprio matrimonio perché pensa che tanto non ci sia altra soluzione; uccide la vita nascente nel proprio grembo o in quello della compagna perché pensa di non potercela fare. Certamente è vero: noi da soli non ce la possiamo fare e abbiamo bisogno di aiuto. E c’è chi aiuta avendo un cuore toccato da Dio. Per ogni problema il Padre ha sempre preparato qualcosa o qualcuno che è lì, ci aspetta, disposto a darci una mano. Tante persone giunte alla disperazione, si sono aperte al dialogo parlando con qualcuno, chiedendo aiuto e scoprendo che, per situazioni apparentemente irrisolvibili, esiste invece una soluzione.
«Tutti saranno istruiti da Dio» (Gv 6,45): lasciamoci istruire da Dio, vediamo la sua mano in ogni evento della vita, soprattutto in quelli che abbattono i nostri progetti idolatrici di felicità .
Commento di don Luciano Condina
Fonte – Arcidiocesi di Vercelli