La guarigione del sordomuto da parte di Gesù propone il tema della guarigione dei sensi spirituali. La vita dell’anima può fiorire solo quando i sensi si aprono alla percezione delle realtà spirituali e, per fare questo, è necessario che Gesù intervenga su di essi.
«Hanno bocca e non parlano, hanno orecchie e non odono» si legge nel salmo 115 riguardo agli idoli. Il sordomuto è l’emblema dell’idolatra che insegue chimere e piomba sempre più nella solitudine.
Non basta avere la vista per vedere, così come non basta avere le orecchie per sentire. Quante volte ci siamo trovati a dover dire a qualcuno «da questo orecchio proprio non ci senti!»; oppure constatare tristemente come spesso alcune verità, palesi a chi le vede da fuori, non lo sono per i diretti interessati che si ostinano a non accettarle, soprattutto se dure.
La guarigione spirituale dei sensi permette di farli funzionare non solo biologicamente, ma anche spiritualmente, affinché la verità possa essere vista, ascoltata, toccata, assaporata, annusata, perché di essa bisogna fare esperienza per poterla accogliere. «Gustate e vedete come è buono il Signore» (Sal 33,9).
«Cos’è la verità?»‚ chiede Pilato a Gesù. Nel suo nucleo principale, essa è riassunta nell’amore che Dio ha per l’uomo. Riconoscerlo significa diventare liberi da angosce e affanni che opprimono la persona ogni giorno della sua esistenza.
Il tema è troppo grande perché venga anche solo sfiorato, ma non dimentichiamo che dietro ogni peccato c’è sempre una parola falsa custodita nel cuore, spesso accolta a causa della malattia dei sensi spirituali, cecità e sordità, in particolare. Un senso difettoso, infatti, rilancia spesso percezioni distorte e informazioni errate. Inoltre «la fede viene dall’ascolto» (Rm 10,17): dunque l’udito è il senso più importante ai fini dell’accoglienza della Parola.
Analizziamo le tappe di questa guarigione.
«Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano» (Mc 7,32): è necessario che qualcuno ti porti a Gesù perché, se non ci vedi e non ci senti, da solo non lo trovi. Dio manda sempre un messaggero che faccia questo.
«Lo prese in disparte, lontano dalla folla» (Mc 7,33): per essere guariti è necessario allontanarsi dal caos, dalle mode, dal pensiero comune, dalle aspettative altrui… È necessario entrare in una situazione di silenzio.
«Gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua»: le dita rappresentano le opere, la saliva le parole. È necessario ascoltare le opere del Signore e pregare con la sua parola, i salmi, ad esempio.
«Guardando quindi verso il cielo emise un sospiro e gli disse: “Effatà”, cioè: “Apriti!”» (Mc 7,34): è l’ordine che Gesù impartisce ai sensi malati perché guariscano; ma è anche l’invito al malato ad aprirsi alla potenza di Dio che, senza questa apertura, nulla può.
“Apriti alla relazione con me” esorta il Signore al povero sordomuto e, nel farlo emette prima un sospiro, che rimanda all’atto creativo di Adamo in cui Dio soffia lo Spirito. Essere guariti nei sensi equivale, dunque, a vivere una vera e propria nuova creazione, una rinascita che porta a vedere tutto con occhi nuovi, con gli occhi del Padre.
Avere i sensi spirituali guariti e funzionanti ci permette di vedere le cose nella loro verità e ci apre ad accogliere la santità che ci viene offerta da Dio; di leggere gli eventi avversi dell’esistenza in questa chiave, ossia sapendo che Dio costantemente ci attira a sé senza mai violare la nostra libertà.
Lasciamoci guarire, apriamoci al suo amore.
Commento di don Luciano Condina
Fonte – Arcidiocesi di Vercelli