Con la parabola del buon pastore Gesรน ci indica la caratteristica principale che rende credibile, e soprattutto autentico, lโunico vero Dio da seguire.
Ogni uomo ha un โDioโ proprio e, se viene a mancare, crolla lโesistenza. Quel โDioโ proprio รจ da intendersi ciรฒ su cui lโuomo poggia la propria esistenza e a cui chiede vita e realizzazione personale. Raggiungere il bersaglio dipende da quale Dio viene scelto a sostegno dellโesistenza e il rischio di mancarlo รจ reale, concreto.
Se identifichiamo Dio secondo questa prospettiva, possiamo dire che non esistono atei, perchรฉ tutti quanti โ nessuno escluso โ poggiano la loro esistenza su qualcosa. Chi non crede in un Dio trascendente potrebbe, ad esempio, fondare la propria esistenza sul razionalismo, che diventa il Dio-guida.
Nellโimmenso pantheon contemporaneo le divinitร seduttrici che prendono il posto del Dio vero sono numerose e hanno diversi nomi: piacere, denaro, potere, le tre tentazioni di Gesรน nel deserto; e ancora: carriera, successo, bellezza, beni mobili o immobili, tecnologia, moda, casa, studio, stima altrui; e poi โcome vorrei che fosseroโ marito, moglie, figli, famiglia, amici, salute; oppure la giustizia, la politica, lo stato sociale perfetto; o ancora lโarte; e tanto altro. Tutte cose da cui lโuomo si aspetta felicitร , pienezza e realizzazione, per poi rimanere, nella stragrande maggioranza dei casi, puntualmente deluso.
ร evidente che queste cose non sono necessariamente cattive, ma sono ciรฒ su cui lโuomo ripone la speranza di felicitร . E quando la speranza di felicitร e pienezza viene disattesa con lโavvento delle disillusioni โ ossia il crollo delle illusioni โ allora si puรฒ vedere nella realtร che queste cose altro non erano che idolatrie, cioรจ cose โrese idoliโ dallโuomo. Martin Buber, filosofo, teologo e pedagogista, nel libro Il cammino dellโuomo, scrive che egli รจ ยซil piรน grande fabbricatore di idoliยป.
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Invece la caratteristica piรน importante che ha il Dio vero, e che ci deve subito svegliare dalle mille illusioni offuscanti la nostra luciditร spirituale, รจ citata da Gesรน nel primo versetto del vangelo di questa domenica: ยซIl buon pastore dร la vita per le proprie pecoreยป (Gv 11,10).
Il Dio vero la vita la dร , non la chiede. Se osserviamo bene, tutte le cose citate pocโanzi, di fatto, chiedono di vivere per se stesse, e la vita che in cambio ci si aspetta da esse non arriva. Lโidolo chiede di morire per lui, il Dio vero invece muore per noi. La chiave discriminatoria per identificare il Dio vero su cui poggiare la nostra esistenza รจ tutta qui.
ยซIl mercenario [โฆ] vede venire il lupo, abbandona le pecore e fuggeยป (Gv 10,12). Questa figura rappresenta lโidolo, colui da cui ti aspetti fedeltร e invece ti abbandonerร quando sopraggiunge il lupo, che rappresenta il male, la tempesta, le cose che ci sovrastano e che sono piรน grandi di noi. Solo il Dio vero ci permette di affrontare da re e signori tutte le difficoltร che la vita ci presenta quotidianamente; non risolve i nostri problemi, non cammina al posto nostro, ma ci permette di sperimentare che con lui ogni cosa si puรฒ affrontare con la pace del cuore e la prospettiva della beatitudine celeste.
Il Dio vero รจ un buon padre ed รจ tale quando non risolve i problemi del figlio, ma quando gli insegna ad affrontarli e superarli.
Vogliamo vedere Dio?
Volgiamo lo sguardo ยซa colui che hanno trafittoยป (Zc 12,10) e che muore per noi.
Commento di don Luciano Condina
Fonte โ Arcidiocesi di Vercelli