Don Luciano Condina โ€“ Commento al Vangelo del 24 Luglio 2022

490

Lโ€™angoscia รจ il senso della nostra insufficienza: fidiamoci di Dio e poniamogli le domande giuste

ยซQuando pregate non pregate come i pagani i quali credono di venire ascoltati a forza di paroleยป (Mt 6,7). Gesรน esplicita che la forza della preghiera non sta nelle parole, come se fossero una formula magica. Per questo la tradizione della Chiesa ci ha conservato due edizioni diverse del Padre nostro, affinchรฉ prendiamo questa preghiera come unโ€™indicazione di fondo, una via meravigliosa per entrare in dialogo con Dio. รˆ la preghiera piรน bella,  piรน completa e nasconde profonditร  inaudite.

Tutto รจ centrato sul rapporto con Dio come Padre a cui chiedere ciรฒ che veramente va chiesto. Il Padre nostro che leggiamo in Luca รจ piรน breve ed รจ contrappuntato dalla parabola dellโ€™amico inopportuno che chiede tre pani a mezzanotte. Si cita il pane nel testo del Padre nostro e nel passo evangelico si parla di uno che chiede con insistenza e invadenza qualcosa di cui ha veramente necessitร .

La chiave di questa parabola รจ che, per pregare veramente, bisogna avere fame, ci devโ€™essere un problema. Lโ€™angoscia รจ il senso della nostra insufficienza di fronte alla realtร  e ci serve per porre le domande giuste a Dio e alla vita. รˆ anche indicativo il fatto che in questa parabola il bisognoso non รจ chi chiede bensรฌ lโ€™amico del richiedente: Gesรน mostra la preghiera di intercessione. Chi non prega non ha pane da dare agli altri e chi non riceve da Dio il pane di ogni giorno, chi non gli chiede di conoscerne il nome che sia in lui santificato, che il suo regno non sia una teoria ma una cosa che ha avvento nella sua vita, ha vita povera. Chi a Dio non sa chiedere perdono non sa neanche perdonare, non sa vivere di quel pane necessario che รจ tanto richiesto, aspettato da noi e dagli altri. Il pane che cerchiamo negli altri รจ qualcuno che ci voglia veramente bene, che ci accolga da amico. Questo pane รจ un amore autentico, una relazione autentica. Nasce allora un rapporto con Dio Padre che, finalmente, fa sbocciare il nostro rapporto con gli altri.

Domenica scorsa Marta, rimproverando Gesรน, in fondo gli stava dicendo โ€œvenga il mio regno, faโ€™ ciรฒ che ti dico ioโ€: quante volte lโ€™uomo ha questo delirio di onnipotenza e non si rende conto che con Dio non si perde mai, perchรฉ con Dio, quando si cede, si vince. Da questa relazione con il Padre ci accorgiamo di aver bisogno di molto poco per vivere: nel Padre nostro, infatti, chiediamo solo il pane quotidiano, che serve per il giorno in corso. Piรน cose abbiamo e piรน patiamo per difenderle.

S. Paolo esorta: ยซMangiate il vostro pane in paceยป (2Ts 3,12): quanta gente mangia nel piatto altrui, vive di invidia e non consuma il proprio pane in pace. Allora scopriamo di avere disperatamente bisogno di Dio nel momento in cui siamo tentati e che non ci lasci mai da soli. Tantissime volte gli errori della nostra vita sono quelli di affrontare nemici che crediamo di poter vincere da soli. Chiedere a Dio che non ci abbandoni alla tentazione fa eco a una delle piรน terribili maledizioni dellโ€™Antico Testamento: essere abbandonati ai desideri del proprio cuore.

Nel Padre nostro chiediamo di non essere mai lasciati in balรฌa del nostro disordine. Tutto ciรฒ nasce dallโ€™intuizione della paternitร  di Dio che non ci darร  una serpe se chiediamo un pesce, uno scorpione per un uovo o una pietra per un pane.

Possa essere questa preghiera preludio di una pace infinita che entra nel nostro cuore, che si puรฒ ritrovare se perduta: la pace della fiducia in Dio; credere che scorpioni, serpi e pietre โ€“ i mali che la vita spesso ci riserva โ€“ sono pesce, uova e pane alla luce della fede.


Commento di don Luciano Condina

Fonte โ€“ Arcidiocesi di Vercelli