Don Luciano Condina โ€“ Commento al Vangelo del 23 Ottobre 2022

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Questa domenica incontriamo un fariseo e un pubblicano, ยซfermatosi a distanzaโ€ (Lc 18,13). Entrambi pregano, ma il secondo sta piรน indietro rispetto al primo perchรฉ allโ€™interno del tempio cโ€™era una sorta di teologia dello spazio e le zone erano distinte: dei pagani, degli israeliti, dei leviti, dei sacerdoti, per arrivare fino al cuore del tempio ossia il Santo dei Santi, a cui solo il sommo sacerdote aveva accesso una volta allโ€™anno.

Il fariseo prega usando molte parole, descrivendo se stesso e la sua vita; il pubblicano invoca: ยซAbbi pietร  di meยป. Il primo vanta atti perfetti e puri: digiuna due volte la settimana e paga le decime di quanto possiede; il secondo vede solo il proprio peccato e implora misericordia.

Il fariseo, in fondo, รจ uno che parla solo di se stesso: la sua non รจ una preghiera perchรฉ, fondamentalmente, รจ centrato sulla sua realtร , su ciรฒ che รจ e non รจ, su ciรฒ che fa e non fa; ringrazia Dio, ma lo fa per un possesso, quello del proprio ego che รจ bello, ammirevole, presentabile. Il grottesco di costui, a parte il vanto inopportuno e sgradevole, รจ che in fondo non sta chiedendo niente e non costruisce un dialogo con Dio: รจ pura autocelebrazione priva di preghiera, perchรฉ parte da sรฉ e lรฌ resta.

Il pubblicano, invece, non osa alzare gli occhi al cielo, che per lui รจ una โ€œpresenzaโ€, non uno strumento da usare in modo utilitaristico; di fronte al cielo si pone contrito: si batte il petto, chiede perdono e misericordia, chiede di essere trasformato affinchรฉ si possa realizzare per lui quello che si celebrava nel giorno del gran perdono โ€“ iom kippur โ€“ il giorno della copertura del peccato; chiede quindi di ritornare nellโ€™alleanza e di essere tolto da quello che sta vivendo.
Nella sua preghiera riconosce che solo Dio puรฒ fare qualcosa di buono: avere pietร . E la preghiera diventa relazione con Dio, senza essere autocontemplazione.
Il fariseo รจ simile a quelle persone che, quando ti incontrano, parlano sempre di se stesse esternando il proprio narcisismo, magari per rimestare la propria incompiutezza esecrando anche i propri errori; oppure รจ simile a quelli che ti fanno una domanda e mentre stai rispondendo ti interrompono cambiando discorso.

ยซIo non sono come gli altriยป (Lc 18,11): il fariseo ha bisogno di un paragone per trovare qualcuno che sta peggio.
Evagrio Pontico nel trattare i vizi capitali afferma che ยซla radice di ogni ira รจ ritenersi giustiยป e, per ritenersi giusto, un uomo deve confrontarsi con gli altri. Chi invece non si ritiene giusto si confronta con Dio.

Spesso nella preghiera andiamo avanti faticosamente, senza gioia e senza frutto perchรฉ restiamo ancorati al nostro atto di pregare. Impariamo invece lโ€™arte di lasciarci trovare da Dio e di lasciarci ridimensionare, cedendo a Lui lโ€™iniziativa, mettendo al suo cospetto lโ€™infinita povertร  e fragilitร  umana. Davanti a Dio abbiamo il diritto di essere poveri, senza aver piรน bisogno di essere in competizione e di rimanere nella faticosa ricerca della nostra giustizia, che non interessa a nessuno e ci rende solo capaci di giudicare.

Lโ€™intima presunzione di essere giusti, in fondo ,costituisce disprezzo per gli altri, perchรฉ per sopravvivere alle nostre sconnessioni e riconsolarci troviamo qualcuno da disprezzare e da considerare peggiore di noi. Tutto ciรฒ non ci porta da nessuna parte. Lโ€™unica cosa che ci conduce alla novitร , a un giorno del perdono e del cambiamento รจ metterci nelle mani di Dio poveri come siamo.


Commento di don Luciano Condina

Fonte โ€“ Arcidiocesi di Vercelli