Gli antipodi: il male e la pazienza di Dio
Due temi si incrociano nelle letture di questa domenica, intimamente legati tra loro: il male e la pazienza di Dio. Dal nostro punto di vista, il male sembra mettere in dubbio lโonnipotenza e la giustizia di Dio. Perchรฉ Dio permette il male? Perchรฉ โ almeno in apparenza โ non punisce i malvagi? La nostra sete di giustizia vorrebbe il male punito e vendicato subito. Dio, invece, sembra avere una pazienza infinita, quasi vergognosa; ci sembra impotente, incapace di fare il suo mestiere. La buona notizia รจ che i malvagi muoiono: sono morti Stalin e Hitler. La cattiva notizia รจ che moriamo anche noi. Guardiamo allora il male piรน da vicino.
Il Vangelo cita due recenti episodi di cronaca dellโepoca come esempi di male. Il primo รจ una strage ordinata da Pilato nel Tempio: Pilato sarร rimosso dal suo ruolo proprio per lโeccessiva crudeltร . E cosรฌ chiedono a Gesรน: che colpa avevano quelli morti in quella situazione? Dietro cโรจ lโidea antica che le disgrazie servono a Dio per punire le nostre colpe. In fondo รจ quello che pensiamo anche noi quando speriamo che il malvagio di turno venga eliminato fisicamente.
Il secondo episodio di cronaca รจ il crollo di una torre che uccide 18 persone. Qui lโassenza di Dio sembra quasi piรนฬ grave, perchรฉ non cโรจ lโintervento umano di un malvagio. Come spiegare tutto questo male? La risposta di Gesรน spiazza e puรฒ persino sembrare crudele.
Egli non dร una risposta sul male in sรฉ, ma su come il male ci deve spingere ad agire. Tutti noi pensiamo di dover conservare questa vita il piรน a lungo possibile e nel migliore dei modi. Il male ci ferisce perchรฉ minaccia la nostra esistenza terrena e la nostra felicitร , ponendoci davanti alla morte. Gesรน, invece, ci invita non tanto a guardare quanto e come viviamo, ma cosa facciamo della nostra vita. La vita del cristiano รจ una continua conversione dal male al bene, altrimenti rischiamo di perire โallo stesso modoโ: il che non significa sotto una spada o sotto un crollo, ma da non convertiti.
La conversione รจ un atto libero, una nostra scelta di vita verso il bene e la luce: una vita improntata alla fede e alla speranza. Ma non siamo soli, perchรฉ, aprendoci alla conversione, apriamo il nostro cuore allo Spirito Santo e alla sua azione.
Nella parabola del fico sterile entra in gioco la pazienza di Dio. Cosa cโรจ di piรน inutile di un albero da frutto che di frutti non ne fa? Il fico รจ una pianta fondamentalmente selvatica e ogni cura rappresenta una premura quasi superflua. Questa cura indica tanta misericordia nel fattore che si occupa dellโalbero. Sulla pazienza di Dio noi vorremmo due pesi e due misure: per gli altri giustizia e punizione subito, per noi misericordia e perdono infiniti, senza che dobbiamo fare nulla.
Ma allora quando deve avvenire la nostra conversione? Quanto puรฒ aspettare Dio? ร il tema di questa parabola e il simbolismo รจ trasparente. Il padrone della vigna รจ Dio e noi siamo il fico sterile. Il Padre ha piantato il fico e viene a vederlo, ma non ci sono ancora frutti. Il vignaiolo รจ Gesรน: per tre anni โ i tre anni del suo ministero โ ha lavorato senza raccogliere frutto. Il Padre pensa che possa bastare, non รจ piรน il caso di attendere. Il Figlio invece intercede: aspettiamo ancora un anno, egli rinnoverร le sue cure e se non succederร nulla, il fico potrร essere tagliato.
Noi abbiamo un tempo limitato per convertirci; quanto dura quellโanno di cui parla la parabola? Non lo sappiamo, ma potrebbe anche terminare presto.
Commento di don Luciano Condina
Fonte – Arcidiocesi di Vercelli