Don Joseph Ndoum – Commento al Vangelo del 28 Agosto 2022

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Comportarsi come Cristo che è venuto per servire

Il tema dell’umiltà domina la parola di Dio di questa domenica. Nella prima lettura, le esortazioni del Siràcide costituiscono veramente un piccolo trattato sull’umiltà. Chi riconosce che Dio è l’unico Signore non si esalta. Questo principio di saggezza morale è valido anche nell’esistenza quotidiana, e conduce a una vita sociale serena ed equilibrata. In questa prospettiva, chi è umile non solo è “gradito a Dio”, ma incontra anche il favore degli uomini, che diffidano proprio degli arroganti. In effetti, l’uomo è sempre ridicolo quando tenta di innalzarsi dinanzi ai suoi simili, e specialmente davanti a Dio. “Quanto più sei grande, tanto più umìliati; così troverai grazia davanti al Signore; perché dagli umili egli è glorificato”.

Si tratta qui della dimensione religiosa dell’umiltà. Gesù ben si raccomanda con forza questa consapevolezza del proprio limite soprattutto a chi appartiene a una classe elevata sotto il profilo economico, oppure occupa un posto sociale importante. L’altro ambito dell’umiltà, secondo lui, riguarda il sapere. A differenza dell’uomo della mentalità e della cultura greco-ellenistica che pretende indagare e discutere su tutto, il sapiente della Bibbia riconosce che Dio è la fonte della sapienza; e perciò ascolta le parole della Legge e medita spesso sentenze o massime dei saggi.

Infine, un altro ambito dell’umiltà, che apre un nuovo trattato, è quello della solidarietà attiva con i bisognosi. Una sentenza di stile sapienziale sigilla quell’insegnamento del Siracide: “L’acqua spegne un fuoco acceso, l’elemosina espia i peccati”. Tutto è chiaro.

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Il tema dell’umiltà si prolunga nel brano evangelico. Gesù vi racconta la parabola sulla corsa ai primi posti e ci dice come dobbiamo comportarci , se vogliamo far parte del suo Regno. “Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto… Invece, quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto…”. E’ il capovolgimento di tutta una logica basata sulle gerarchie umane, che si conclude con un’affermazione inquietante: “Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato”. Questo nuovo galateo riguarda soprattutto l’atteggiamento di fronte a Dio. Cioè l’uomo dovrebbe sempre porsi dinanzi a Dio in un atteggiamento umile e vero.

Gesù vuole denunciare una certa religiosità che porta a una specie di auto-giustificazione collocando le persone sul piedestallo delle proprie virtù, quasi a rivendicare dei diritti nei confronti di Dio. Non c’è nulla da rivendicare, tutto è dono; c’è soltanto da ricevere, tutto è grazia da accogliere, con riconoscenza, dalla bontà misericordiosa di Dio. Non si può giocare ai ricchi con Dio, poiché si rischia di essere rimandati a mani vuote. Il vero cristiano si abbassa ed è consapevole che nulla gli è dovuto. La formulazione dei verbi al passivo (“… sarà umiliato … sarà esaltato”) rimanda al giudizio finale di Dio che rovescia i criteri di valutazione correnti nel mondo umano.

Anche la seconda parabola, che riguarda la scelta degli invitati, alla fine sfocia in una prospettiva escatologica. La ricompensa per chi, al posto degli amici, fratelli ed altri parenti o vicini ricchi, invita “poveri, storpi, zoppi, ciechi”, viene collocata al momento della “risurrezione dei giusti”. Una vera carità è gratuita e esclude ogni calcolo interessato. Non si tratta di strumentalizzare i poveri con qualche volta una festa o un pranzo di beneficenza. E’ piuttosto questione di mentalità e di orientamenti radicali nel nostro rapportarci col prossimo. Questa solidarietà disinteressata corrisponde al modo di agire proprio di Dio. E’ per questo che Gesù chiama “beato” chi la compie, perché si affida a una ricompensa che solo Dio è in grado di dare: la salvezza escatologica.

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Don Joseph Ndoum


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