«Gesù, uscito dalla sinagoga, subito andò nella casa di Simone e Andrea».
Colpisce questo «subito andò». Uscito dalla sinagoga Gesù fa subito visita ad un’ammalata, contravvenendo ai divieti legati al giorno di sabato. In quest’azione c’è il senso della Chiesa e di ogni cristiano. Usciti dalle nostre liturgie dovremmo subito portare il Vangelo a chi ne ha bisogno, a quelle persone ammalate nel corpo e nello spirito che chiedono di essere considerate degne della nostra attenzione.
La guarigione della suocera di Pietro avviene in silenzio, senza alcuna parola da parte di Gesù, ma con un gesto delicatissimo e profondissimo: la fece alzare prendendola per mano. Questo ci dice due cose. La prima che la malattia di ognuno diventa lo spazio di azione di Dio e della sua misericordia: non siamo guariti dalla malattia, ma attraverso la malattia, qualunque essa sia.
La seconda è che siamo chiamati a toccare il dolore degli altri, ad entrare in contatto diretto con quelle zone d’ombra nelle quali a volte è rinchiuso il cuore. Si tratta di compassione, che non vuol dire provare pena ma cum-patire, avere lo stesso dolore.
Se la scusa che abbiamo è quella di non sapere cosa dire in certe circostanze, Gesù oggi ci insegna che non servono parole ma gesti, gesti concreti. Buon cammino, insieme.
Fonte: il blog di don Ivan
Gesù guarì molti che erano afflitti da varie malattie.