Liberi di essere liberi
Sono passati quaranta giorni dal Natale, quando una Luce è sorta ad illuminare le nostre tenebre e a dare un senso nuovo alla vita. Ora quella Luce si diffonde e impegna ognuno di noi a farla continuare a brillare nel cuore degli uomini. La candela che oggi riceviamo nel suggestivo rito che anticipa la Celebrazione Eucaristica, non è un gadget da conservare a casa ma un promemoria ad essere sempre figli della Luce che non si consuma, che sa brillare davanti agli occhi di tutti, che mentre brilla rincuora, che mentre si diffonde fa crescere l’ardore del Vangelo.
La Luce di Cristo ci è data per illuminare le genti, non a uso domestico. Anche la Santa Famiglia ne è consapevole e per questo non tiene Gesù per sé ma lo presenta al mondo. Come è prescritto nella legge di Mosè, Maria e Giuseppe portano il bambino Gesù al Tempio di Gerusalemme per la purificazione rituale e la presentazione del loro figlio primogenito al Signore.
Quanto è esageratamente ordinaria la famiglia di Gesù! Maria e Giuseppe non sono speciali, né diversi dalle migliaia di altre giovani coppie che sono in fila per entrare nel Tempio.
Ci verrebbe da domandargli: Che lo presentate a fare Gesù? Vuoi vedere che Dio non lo conosce? Invece la Santa Famiglia è una famiglia del tutto normale, sottomessa alla legge degli uomini e fedele a Dio. E allora anche Maria e Giuseppe offrono a Dio una coppia di tortore o di colombi in nome del bambino perché «ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore». Dovremmo riflettere di più su quest’elemento. Credere che i figli siano dono di Dio e non esclusiva proprietà dei genitori significa avere una chance in più nel rapporto educativo e nel dialogo generazionale. La famiglia ha il compito di educare, sostenere e fornire tutti gli strumenti utili alla crescita umana, culturale e spirituale dei figli ma poi li deve lasciare liberi.
Non appartengono in eterno a mamma e papà, ma a Dio che ha un progetto su ciascuno di loro. Bisogna lasciare liberi i figli di seguire le proprie aspirazioni, di costruire i loro sogni e non ingabbiarli nelle paure e nelle ansie dei genitori. Proiettare le proprie aspirazioni sui figli significa soffocare il disegno di Dio. «Non sapevate che devo occuparmi delle cose del Padre mio?», questo sarà il “rimprovero” di Gesù a Maria e Giuseppe tra dodici anni nello stesso Tempio. Questo potrebbe essere anche il rimprovero futuro dei figli verso i genitori: «Non sapevate che ho il diritto a costruirmi una vita secondo i miei ideali, i miei sogni, i miei progetti?».
Bisogna lasciare liberi i figli anche di sbagliare e, allo stesso tempo, essere sempre pronti a tendere una mano per rialzarli dalle loro cadute. Si impara a camminare cadendo: questo gli abbiamo insegnato da piccoli. E perché non lo tolleriamo più quando diventano grandi? Anche Dio, nonostante la nostra presunta maturità, tollera le nostre cadute, anche quelle più rovinose, e tende sempre una mano per rimetterci in piedi.
Un ultimo accenno va fatto, infine, a due santi personaggi che si affacciano nel Vangelo di oggi: Simeone ed Anna.
I due anziani rappresentano il passaggio da una generazione all’altra. Un passaggio che avviene lodando Dio per i prodigi che ha compiuto attraverso un bambino e la sua giovane famiglia. Simeone ed Anna non appartengono alla classe di quelli che si lamentano del presente ed hanno nostalgia del passato, piuttosto sono anziani proiettati verso il futuro, colmi di speranza e di fiducia. Essi capiscono quando è il tempo di lasciare il passo e sanno riconoscere e accogliere la novità di Dio. Simeone ed Anna rappresentano, inoltre, la comunità adulta, avanti nella fede, che sa accogliere la parte giovane della comunità, senza permettersi di giudicare i loro stili di vita o le loro scelte familiari, ma accompagnandoli e pregando per loro. Quello che dovremmo imparare da questi due anziani personaggi è lo stile profetico di riconoscere e di indicare agli altri la presenza di Dio che attraversa le nostre vite.
Buon cammino, insieme.
Fonte: il blog di don Ivan
Letture della Domenica
PRESENTAZIONE DEL SIGNORE – festa
Colore liturgico: BIANCO
Prima Lettura
Entrerà nel suo tempio il Signore che voi cercate.Dal libro del profeta Malachìa
Ml 3,1-4
Così dice il Signore Dio: «Ecco, io manderò un mio messaggero a preparare la via davanti a me e subito entrerà nel suo tempio il Signore che voi cercate; e l’angelo dell’alleanza, che voi sospirate, eccolo venire, dice il Signore degli eserciti. Chi sopporterà il giorno della sua venuta? Chi resisterà al suo apparire? Egli è come il fuoco del fonditore e come la lisciva dei lavandai. Siederà per fondere e purificare l’argento; purificherà i figli di Levi, li affinerà come oro e argento, perché possano offrire al Signore un’offerta secondo giustizia. Allora l’offerta di Giuda e di Gerusalemme sarà gradita al Signore come nei giorni antichi, come negli anni lontani».
Parola di Dio
Salmo Responsoriale
Dal Sal 23 (24)
R. Vieni, Signore, nel tuo tempio santo.
Alzate, o porte, la vostra fronte,
alzatevi, soglie antiche,
ed entri il re della gloria. R.
Chi è questo re della gloria?
Il Signore forte e valoroso,
il Signore valoroso in battaglia. R.
Alzate, o porte, la vostra fronte,
alzatevi, soglie antiche,
ed entri il re della gloria. R.
Chi è mai questo re della gloria?
Il Signore degli eserciti è il re della gloria. R.
Seconda Lettura
Doveva rendersi in tutto simile ai fratelli.Dalla lettera agli Ebrei
Eb 2, 14-18
Poiché i figli hanno in comune il sangue e la carne, anche Cristo allo stesso modo ne è divenuto partecipe, per ridurre all’impotenza mediante la morte colui che della morte ha il potere, cioè il diavolo, e liberare così quelli che, per timore della morte, erano soggetti a schiavitù per tutta la vita. Egli infatti non si prende cura degli angeli, ma della stirpe di Abramo si prende cura. Perciò doveva rendersi in tutto simile ai fratelli, per diventare un sommo sacerdote misericordioso e degno di fede nelle cose che riguardano Dio, allo scopo di espiare i peccati del popolo. Infatti, proprio per essere stato messo alla prova e avere sofferto personalmente, egli è in grado di venire in aiuto a quelli che subiscono la prova.
Parola di Dio
Vangelo
I miei occhi hanno visto la tua salvezza.
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 2, 22-40
Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore- come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore. Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo: «Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele». Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima -, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori». C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme. Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui. Parola del Signore.
Parola del Signore
Oppure:
(Forma breve)
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 2,22-32
Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.
Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore.
Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:
«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo
vada in pace, secondo la tua parola,
perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,
preparata da te davanti a tutti i popoli:
luce per rivelarti alle genti
e gloria del tuo popolo, Israele».
Parola del Signore.