don Ivan Licinio – Commento al Vangelo del 7 Marzo 2021

Se anche Dio ha un prezzo

Dopo il deserto, dopo il monte, il Vangelo ci dà oggi appuntamento davanti al Tempio di Gerusalemme. Qui incontriamo un Gesù insolito: è arrabbiato, addirittura violento! Ha in mano una frusta e sta cacciando via i venditori di animali e i cambiavalute che si trovano all’ingresso del Tempio. In realtà questi uomini stanno solo facendo il loro lavoro, anzi rendono un servizio utile a tutti quei pellegrini che, per la fatica del viaggio, non riescono a portare con sé gli animali utili al sacrificio. Inoltre era considerato un sacrilegio introdurre nel Tempio immagini di divinità pagane e, visto che le monete romane avevano l’effige dell’Imperatore, non si potevano usare quei soldi per fare l’offerta al tesoro del Tempio.

Allora perché Gesù se la prende con questi poveretti che, tutto sommato, sono indispensabili per il corretto svolgimento del culto? Vuoi vedere che pure il Signore ogni tanto perde la pazienza?

In realtà Gesù con questo suo gesto realizza la parola del profeta Zaccaria: «In quel giorno [il giorno della rivelazione definitiva] non vi saranno più commercianti nella casa del Signore degli eserciti» (14,21). Egli porta dunque a compimento le Scritture, proclamando contemporaneamente la sua divinità con l’annesso potere di risorgere: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». In contrapposizione al tempio antico e all’antico culto abbandonati da Dio per l’infedeltà e le profanazioni compiute (cfr. Ez 10,18ss), il corpo di Cristo risuscitato diventerà il nuovo tempio per il nuovo culto «in spirito e verità» (Gv 4,23).

Allo stesso tempo, il brano del Vangelo di oggi ci aiuta a svelare una mentalità che sta dietro a certi nostri modi di comportarci con il Padre. Viviamo in un mondo dove siamo stati capaci di dare un prezzo a tutto e, ahimè, anche a tutti. Per estensione questo ragionamento ci può portare a pensare che anche Dio possa essere acquistato, che anche l’Eterno abbia un prezzo. Pensate a quando la nostra preghiera diventa un mercanteggiare con Dio: “Signore ti prometto che farò questo se tu, però, farai quest’altro per me…”. Si tratta di un vero e proprio baratto, di una contrattazione con la quale si cerca di ottenere il maggior profitto con il minore sforzo. Per non parlare, poi, di tutte quelle volte che giochiamo al ribasso con il Signore, che cerchiamo l’offerta migliore per avere la coscienza apposto o quelle volte che addirittura pensiamo di poter acquistare il perdono di Dio con un’offerta generosa.

«Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». Ecco l’invito forte che Gesù ci rivolge in questo tempo quaresimale. Siamo chiamati a portare via dal cuore tutte le logiche economiche con le quali regolamentiamo il nostro rapporto con Dio e con il prossimo. Gesù ci ha indicato una sola logica: quella della croce. Non una volta per tutte, né soltanto in eventuali circostanze straordinarie, bensì momento per momento, nella quotidianità della vita personale e familiare, comunitaria e sociale. Non pretendiamo altri segni da Gesù: non ce ne darà, perché non ce n’è uno più eloquente di quel suo volerci bene fino ad accettare la morte di croce per noi, fino a farsi eucarestia sull’altare. A differenza degli altri evangelisti, Giovanni ci dice che Gesù, entrando nel tempio, scaccia non solo i commercianti ma anche i buoi e gli agnelli: si dichiara così la vera vittima sacrificale che liberamente si dona a tutti per amore. Questo amore è gratis, non abbiamo fatto nulla per meritarlo eppure è sempre a nostra disposizione. Tuttavia, come tutte le cose gratis, molte volte non gli diamo conto perché siamo abituati a pensare che solo quello che ha un prezzo ha valore. Ma hanno forse un prezzo i nostri ideali, i nostri sogni, le nostre aspirazioni o tutto quello che di bello, di vero, di giusto e di santo ci portiamo nel cuore? Le cose importanti hanno valore ma non un prezzo. Neanche Dio ha un prezzo ma Gesù è il prezzo che Dio ha pagato per mostrarci quanto valiamo ai suoi occhi. E poiché Egli sa «quello che c’è in ogni uomo» non abbiamo bisogno di giocare a ribasso a Lui. Lasciamolo entrare nel tempio del nostro cuore e permettiamogli di scacciare qualsiasi logica di invidia, di egoismo, di violenza, di rivalità. Possa Egli donarci la sua stessa mitezza, la sua umiltà, la sua compassione e soprattutto la sua stessa silenziosa capacità di sacrificarci gli uni per gli altri.

Buon cammino quaresimale, insieme.


Fonte: don Ivan Licinio

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