Pericolo curve
Non è un caso se il brano del Vangelo di oggi è collocato in un preciso momento storico. L’intento dell’evangelista Luca è duplice: da un lato ci dice l’attendibilità di quanto riportato, dall’altro si preoccupa di farci comprendere il profondo desiderio di Dio di abitare la storia dell’uomo, non soltanto quella passata ma la storia personale di ogni uomo. Per questo motivo la parola di Dio viene a noi oggi così come «venne su Giovanni» e continuerà a venire sempre. D’altronde l’Avvento ci prepara al Verbo che si fa carne, alla prima venuta del Signore in mezzo noi in attesa della sua ultima e definitiva venuta alla fine dei tempi e della quale ci parla oggi san Paolo nel brano della sua lettera ai Filippesi.
Ma torniamo a Giovanni. La parola di Dio venne su di lui in momento preciso: mentre era nel deserto. Sappiamo bene che il deserto non è solo un luogo fisico ma anche un’esperienza dell’anima. È quel momento in cui ti senti perso e l’unico desiderio che hai è quello di tornare indietro, al sicuro, dove eri felice. Devi cioè “convertirti”, cambiare strada, ritornare. Giovanni infatti predica un battesimo di conversione, invita a preparare la via al Signore raddrizzando le storture dei nostri percorsi di vita.
Per cui nella liturgia della Parola di oggi abbiamo da un lato l’attesa della venuta del Signore e dall’altro il tema del ritorno che è anche molto evidente nella prima lettura tratta dal profeta Baruc. Quindi cosa dobbiamo fare? Camminare incontro al Signore che viene o ritornare sui nostri passi? L’Avvento non è un tempo di semplice attesa; non siamo in fila aspettando il nostro turno. Il Signore viene ma potremmo anche non accorgercene: è questo il grosso rischio!
Se una strada è dritta vediamo chi abbiamo davanti ma se è tortuosa non sappiamo cosa o chi ci aspetta dietro ogni curva. Alcune di queste sono davvero pericolose, ci fanno perdere il controllo facendoci uscire fuori dalla carreggiata. Quindi raddrizzare i sentieri, riempire i burroni, abbassare monti e colli, significa togliere ogni ostacolo all’incontro con il Signore e abbassare quella superbia che ci induce a pensare di non aver bisogno di Lui. L’Avvento è mettere in condizione Dio di raggiungere e abitare il nostro cuore, la nostra vita. È vero che le vie del Signore sono infinite ma quelle dell’uomo sono davvero poche, soprattutto quelle che conducono alle porte del nostro cuore. Quelle le conosciamo solo noi. Gesù viene per rimetterci in carreggiata, per indicarci che Lui è Via, Verità e Vita. Un Dio che si fa uomo per ricordare all’uomo di non farsi Dio. Un Dio che si mette nelle nostre mani per insegnarci che le nostre mani possono portare Dio al mondo. Il Natale non è solo un giorno rosso sul calendario o una tradizione da rispettare ma un incontro autentico fra Dio e l’uomo al quale non possiamo farci trovare impreparati. […]
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