don Ivan Licinio – Commento al Vangelo del 30 Maggio 2021

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Nessuno è solo, neanche Dio.

L’odierna solennità della Santissima Trinità ci invita ad entrare nella profondità di Dio. È sempre complicato approfondire l’interiorità di un uomo, conoscere quello che si porta in fondo al cuore, figuriamoci entrare nell’intimità di Dio!

Non a caso, forse, il dogma della Trinità, è uno dei più complicati da spiegare ai nostri bambini, ma tante volte – diciamoci la verità – anche a noi grandi. Perché, come tutte le cose difficili, ci sembra un dogma lontano, che non tocca la vita o, quanto meno, non riusciamo ad afferrare subito come possa incidere nelle azioni di tutti i giorni.

Sapere che Dio è uno ed è trino cosa vuol dire per la mia fede e per la mia vita?

Se accettiamo questo invito di oggi ad entrare nel mistero di Dio, ci accorgiamo subito di una cosa: noi crediamo in un solo Dio ma non in un Dio solo! Dio non è solo ma è comunione, reciprocità, scambio, incontro, famiglia, festa. In una sola parola Dio è amore. E l’amore non è mai solitudine, ma sempre relazione.

Se amiamo per noi stessi è egoismo; se amiamo noi stessi è vanità, in entrambi i casi non è mai vero amore. L’amore vero nasce sempre dalla relazione e in relazione a qualcun altro. La relazione fra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo è così la sorgente dell’amore autentico. Per capire davvero cosi sia l’amore dobbiamo rifarci per forza alla Trinità, della quale l’uomo è immagine e somiglianza. Quando in principio Dio dice: «Facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza», l’immagine di cui parla non è solo quella del Creatore o dello Spirito o del Verbo eterno di Dio, ma è tutte queste realtà insieme. La relazione, perciò, è il cuore dell’essenza di Dio e dell’uomo. Ecco perché quando amiamo o troviamo amicizia stiamo così bene, perché è secondo la nostra vocazione, mentre la solitudine ci pesa e ci fa paura, perché è contro la nostra natura.

Non siamo stati creati per stare da soli, né per salvarci da soli, ma per vivere e salvarci insieme. La pandemia, in particolare, ci ha ricordato quanto siamo legati gli uni agli altri, quanto il sacrificio di uno sia il beneficio di un altro che neanche si conosce. Non è forse questa la logica della croce? Non è forse questa la logica che anima la preghiera e, in particolare, quella del Rosario? Se la Trinità ci insegna che siamo stati creati dalla relazione tra il Padre, il Figlio e Lo Spirito Santo, il rosario è il modo autentico di vivere questa relazione con l’aiuto amorevole di Maria.

La corona del Rosario è la catena d’amore che ci fa fratelli e proprio con il rosario Papa Francesco ha unito in preghiera i maggiori santuari mariani del mondo per invocare la pandemia. Oggi sarà il nostro Santuario a guidare questa maratona di preghiera, motivo per cui vedete questa lampada accesa davanti all’altare. Alle 18.00, in collegamento mondiale, si innalzerà da Pompei, casa del rosario, l’invocazione al Padre, per intercessione della Vergine Maria, per invocare la ripresa della vita sociale, del lavoro e delle tante attività umane rimaste sospese durante la pandemia. In modo particolare Papa Francesco ha chiesto al nostro Santuario di pregare per la Chiesa, per la famiglia di Dio che si nutre della relazione trinitaria e che ha ricevuto il mandato di andare e fare «discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo».

La Chiesa ha il compito, perciò, di far conoscere l’amore del Dio trinitario e di dire ad ogni uomo che non è solo perché dice Gesù: «Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo». Si tratta di un modo bellissimo di Dio per dirci che, in virtù di questo rapporto di relazione che esiste nella Trinità, Lui non può fare a meno di me, di te, di noi tutti. Per questo ci viene dato il Figlio affinché ogni uomo possa imparare a vivere lo stesso amore, che è sempre dono e mai pretesa, è un dare e mai un esigere. Attraverso il dono di Gesù siamo invitati a uscire da noi stessi, a prendere il largo, stabilire relazioni profonde, essere uomini e donne di comunione perché nessuno di noi è un’isola. Dobbiamo perciò mettere in secondo piano tutto ciò che ci divide ed esaltare ciò che ci unisce, perché è questa la missione che Gesù ha ricevuto dal Padre: fare in modo che nessuno sia condannato ma tutti abbiano la vita eterna, tutti conoscano l’amore vero.

Impariamo ad amare come Dio ci ama, nel nostro piccolo, ovviamente con le nostre fragilità, ma sentendoci sempre abbracciati dall’amore della Santissima Trinità, lo stesso abbraccio che raffiguriamo ogni volta che ci segniamo nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen!

Buon cammino, insieme.


Fonte: don Ivan Licinio oppure il canale Telegram