Il grido degli invisibili
«Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!». Facciamo nostro il grido di Bartimeo. Una richiesta di aiuto di quelli che come lui sono soli, abbandonati, costretti a mendicare dignità e rispetto dei propri diritti. Il cieco del Vangelo di oggi è un’icona tanto drammatica quanto attuale. L’esperienza del dolore, della malattia, dell’incomprensione o della solitudine coinvolge il nostro cuore ed interessa la vita e la storia di tanti nostri fratelli e sorelle. Allo stesso modo, la richiesta di aiuto, il grido di speranza degli ultimi riecheggia nei cuori, nelle strade e nelle chiese di ogni tempo.
Il problema è che, proprio come è accaduto al povero cieco, troppo spesso la flebile voce di chi ha bisogno di aiuto viene sopraffatta o addirittura rimproverata da quanti sono infastiditi dalla sofferenza, da chi teme i poveri o, peggio ancora, da quelli che fanno finta di non vedere. Non ciechi nati come Bartimeo ma uomini e donne diventati ciechi perché è più comodo non vedere, non compromettersi, non impegnarsi con la scusa di non sapere, di non capire, di non avere nulla a che vedere con la vita degli altri. Così, sempre di più, aumentano i non visti, i trasparenti, gli ignorati. Ormai non ci accorgiamo più dei mendicanti o dei senzatetto per strada, e anche le immagini delle tragedie dei migranti, delle donne uccise a martellate, dei giovani o dei bambini morti le vediamo sì, ma in realtà non le vediamo davvero. Non le vediamo con il cuore. Basti pensare a quanto facilmente abbiamo dimenticato i morti a causa della pandemia o a coloro che non credono affatto in questi decessi.
È triste essere un non visto, essere completamente ignorati. Tutti ci siamo passati. Ma il cieco di Gerico non si rassegna, sa che Gesù può guarirlo e grida più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». È un grido di dolore che si fa preghiera quando tutto dentro ed intorno a noi è buio, quando siamo ciechi dinanzi alla bellezza della vita e alla forza dell’amore. Questa preghiera a voce alta viene raccolta da Gesù che, in mezzo a tanta confusione, riesce ad ascoltare i cuori della gente con il suo Cuore.
Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Àlzati, ti chiama!». Queste parole bellissime vengono ripetute a me e a ciascuno di voi oggi, sempre. Nella nostra vita Gesù si serve continuamente di familiari, amici, educatori, preti, suore o perfetti sconosciuti per dirci: coraggio, alzati!
La guarigione di Bartimèo prende avvio proprio quando «balza in piedi» e lascia ogni sostegno, per precipitarsi, senza vedere, verso quella voce che lo chiama: guidato, orientato solo dalla parola di Cristo, che ancora vibra nell’aria. Il cieco di Gerico non vede ma sa ascoltare, potremmo quasi dire, passatemi l’espressione, che “ci vede da Dio”, perché usa il cuore per andare incontro al Signore. E ci va senza il mantello. Un particolare non casuale che ci dice il modo con il quale si risponde alla chiamata di Gesù. Per questo povero mendicante il mantello è tutto: è casa, è sicurezza, è calore. Bartimeo lascia tutto per seguire la voce del Maestro.
L’augurio, allora, che ci facciamo oggi è quello di non essere mai attaccati ai nostri mantelli, a tutto quello che ci copre e ci impedisce di vedere l’amore di Dio o di rispondere liberamente alla sua chiamata. La fede di Bartimeo sia la nostra fede. Una fede che salva, che vede, che sa mettersi in cammino seguendo la voce di Gesù.
Fonte: il sito di don Ivan Licinio oppure la sua pagina Facebook oppure il canale Telegram