«Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla».
Rimanete in me! Questo imperativo sembra stridere con quelle che sono le ambizioni di libertà costitutive dell’uomo. Come se Gesù ci volesse solo per lui, incatenati a lui.
In realtà, lo sappiamo bene, l’uomo non ha mai ascoltato i consigli di Dio e ha sempre fatto di testa sua. E Dio glielo ha sempre permesso!
Allora il “rimanete in me” non è il bloccare le nostre spinte autonome, gli slanci, la creatività.
Il “rimanete” è come dire: “Per favore fermati qui davanti a me, ti sto facendo più bello di quello che sei. Non temere, ti sto plasmando per il tuo bene, per la tua felicità. Non scappare”.
L’esempio più calzante è quello dello scultore che lavora per sottrazione. Toglie qualcosa con colpi decisi di scalpello. Lo scultore pota come il vignaiolo. Ma se lo fa è perché vede la scultura dietro il blocco di marmo.
Ecco, Dio vede quella meravigliosa creatura che siamo noi dentro l’umanità di cui siamo stati plasmati. Per questo ci dice: “Rimani nel mio amore. Stai fermo. Non vedi che sto facendo di te un’opera d’arte?”.
Buon cammino, insieme.
Fonte: don Ivan Licinio su Facebook