I primi vedono l’immediato ma gli ultimi scrutano l’orizzonte
Che pazienza che ha il Signore con noi! Lo capiamo da come si comporta Gesù oggi difronte all’imposizione dei suoi apostoli, i quali gli chiedono apertamente: «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo». Potremmo restare basiti da questa mancanza di rispetto nei confronti del Maestro, ma, a ben vedere, Giacomo e Giovanni ci assomigliano tantissimo, almeno per due motivi. Il primo: quante volte nella nostra preghiera vogliamo obbligare Gesù ad esaudire i nostri desideri invece che chiedergli di capire e aiutarci a corrispondere alla sua volontà. Scambiamo il Signore per il genio della lampada e poi ci lamentiamo con lui se non fa quello che gli chiediamo. Il secondo motivo che ci avvicina a Giacomo e Giovanni è che sembrano essere figli di questo nostro tempo dove ci viene insegnato a primeggiare, ad essere migliori degli altri a qualunque costo.
Il Maestro aveva da poco annunciato la sua passione, morte e resurrezione ma i due apostoli sono talmente presi dalle loro ambizioni da non capire che i posti che stanno chiedendo sono quelli accanto ad un uomo crocifisso, «quando offrirà se stesso in sacrificio di riparazione», come ci ricordava il profeta Isaia nella prima lettura. Il trono di Gesù è ben diverso da quello dei re della terra: è il trono della grazia al quale possiamo accostarci con piena fiducia, ci dice invece l’autore della Lettera agli Ebrei, «per ricevere misericordia e trovare grazia, così da essere aiutati al momento opportuno». Gesù, allora, chiarisce l’equivoco con Giacomo e Giovanni dicendo che, se da un lato gli apostoli possono bere il suo stesso calice, dall’altro non sta a Lui a poter concedere la possibilità di affiancarlo sul trono della croce perché «è per coloro per i quali è stato preparato».
Detto questo, ora non resta per Gesù che ricompattare il gruppo degli apostoli, visibilmente contrariato dalla fuga in avanti dei figli di Zebedeo. Nello sconcerto degli altri dieci apostoli possiamo far rientrare tutte quelle persone che si sentono messe da parte da quelli che credono di essere migliori o più importanti di loro. Un meccanismo, questo, che tante volte scatta fra i cristiani, anche all’interno dei gruppi ecclesiali o nelle nostre comunità parrocchiali. Ma anche nella società civile, c’è chi, soprattutto tra i giovani, vedendosi scavalcare da altri, magari meno qualificati ma più retribuiti, si fa prendere dalla tentazione di usare scorciatoie, di chiedere favori, di avere la conoscenza giusta per poter andare avanti e ottenere quello che desidera.
Ma a tutti quelli che hanno scelto di seguirlo, oggi, giunge un chiaro invito di Gesù: tra voi non sia così. Imparate che chi vuol essere primo fra tutti deve essere il servo di tutti. Quando avrete fatto tutto, quando avrete raggiunto i vostri traguardi o realizzato un sogno, quando avrete scalato ogni vetta professionale e sociale, ricordatevi una sola cosa: siete servi inutili!
In una società dove corruzione, illegalità e malaffare sembrano avere sempre la meglio, noi cristiani possiamo e dobbiamo fare la differenza, con scelte che sanno di Vangelo, con una vita ispirata all’esempio del Maestro.
Quel «tra di voi non è così», diventa, allora un monito e una cartina di tornasole per capire se sto impegnando la mia vita ad essere il primo fra i primi o l’ultimo fra gli ultimi.
Fonte: il sito di don Ivan Licinio oppure la sua pagina Facebook oppure il canale Telegram