Oggi la Parola del Signore invita a farci una domanda importante: qual è il mio posto? Il racconto-parabola proposto da Gesù è quasi un insegnamento di buona educazione. Chi occupa un posto che non gli compete si espone molte volte al ridicolo e alla vergogna: l’ambizione, alterando il giusto concetto di sé, ostacola le relazioni con gli altri. Il presuntuoso è come uno che si guarda in una specie di specchio deformante che dilata a dismisura il suo ego; ecco perché facilmente viene a trovarsi “fuori posto”.
Chi, invece, non presume di essere degno di onori particolari, può trovarsi nella felice condizione di ricevere attenzioni impreviste da parte del padrone di casa. Gratuito è il dono di Dio e non conseguenza matematica di meriti umani: lo ricordino coloro che ambiscono a ricevere riconoscimenti e gratificazioni, ammonisce Gesù. L’umiltà, cioè la fiducia tutta riposta in Dio e nel suo amore, è la condizione che consente di accogliere la gloria e l’onore che Dio ci accorda e che consistono nell’essere uniti a lui nell’opera di salvezza. Com’è bello stare al proprio posto, fuori da logiche carrieristiche, lontano da deliri di protagonismo, tanto in voga ai nostri giorni. L’umiltà autentica non è una mal sopportata riduzione delle proprie qualità, piuttosto è il metterle a servizio degli altri generosamente, senza autoesaltazioni. Il Signore, infatti, non lo si trova fra i primi ma fra gli ultimi. Ne consegue che ogni credente deve stare al proprio posto e cioè insieme agli ultimi, insieme a quelli che sono stati messi in fondo dall’attuale sistema economico e sociale. Ultimi fra gli ultimi, anche in carcere o nella sofferenza, se questo è necessario, «purché in ogni maniera Cristo venga annunciato» (Fil 1,18), ci ricordava san Paolo nella prima lettura.
L’annuncio del Vangelo è racchiuso nel versetto dove Gesù dice: «Amico, vieni più avanti». C’è innanzitutto il riferimento al tipo di relazione che il Signore intende instaurare con l’uomo e che ogni cristiano dovrebbe mantenere nei confronti degli altri: «Non vi chiamo più servi […] ma vi ho chiamato amici» (Gv 15,15). L’amicizia con Dio e con il prossimo è il presupposto per ogni annuncio del Vangelo perché lascia trasparire quell’amore “più grande” capace di «dare la vita per i propri amici» (Gv 15,13) come ha fatto Gesù e come testimonia san Paolo quando scrive: «Per me vivere è Cristo» (Fil 1,21). Il cristiano, perciò, non si serve degli altri per raggiungere i propri obiettivi ma si mette al servizio degli altri affinché ognuno possa raggiungere la propria realizzazione e conoscere l’amore di Dio.
Ecco perché bisogna andare e stare fra chi è ultimo così da dirgli: «vieni più avanti». Vieni più avanti dal posto nel quale la società ti ha relegato; vieni più avanti nell’acquisire maggiore fiducia in te stesso perché sei un figlio amato da Dio; vieni più avanti nei tuoi progetti di pace, giustizia e carità. Soprattutto vieni più avanti, progredisci, nel cammino di conversione del tuo cuore alle esigenze del Vangelo.
Inoltre, venire più avanti significa anche farsi vedere meglio, prendere una posizione chiara emergendo dalla mentalità comune, svincolarsi dal compromesso di una vita comoda e accomodante. L’umanità ha bisogno di essere scossa dalla nostra testimonianza di fede ma dobbiamo essere coerenti e saper restare al nostro posto, lì dove il Signore ci vuole, anche quando il mondo vuole scartarci e renderci insignificanti.
Alla fine di questo mese di ottobre, tradizionalmente dedicato alla riflessione sulla vocazione missionaria della Chiesa e alla memoria della Vergine del Santo Rosario, ricordiamoci di essere sale della terra, cristiani che si amalgamano ma non si confondono, che danno il sapore alla vita mantenendo il giusto equilibrio fra vita e fede. Impariamo da Maria che è rimasta sempre al proprio posto: sia ascoltando e mettendo in pratica la Parola di Dio, sia restando sotto la croce e insieme agli Apostoli in attesa dello Spirito Santo. Sia Lei, con la sua materna dolcezza, ad aiutarci a custodire e santificare la nostra anima affinché possiamo presentarci con gioia al banchetto delle nozze eterne, lì dove Gesù ci ha già preparato un posto.
Fonte: don Ivan Licinio sul suo blog