In questa giornata in cui la Chiesa fa memoria di tutti i santi (riconosciuti e non) il Vangelo ci propone il discorso delle Beatitudini, conosciuto anche come il discorso della montagna, si presenta come la “Magna Carta”, il programma “politico” della predicazione di Gesù; Cosa sono queste Beatitudini?
Sicuramente non delle semplici consolazioni, come lo possono essere tante nostre parole, a volte vuote, di fronte al dolore o alle difficoltà di una persona. Rappresentano, invece, il senso pieno, il cuore del nostro vivere pienamente la nostra appartenenza a Cristo. È molto strano e difficile comprendere questo Vangelo, a primo impatto sembra che Gesù voglia esaltare una visione sofferta della vita, nessuno di noi vuole piangere o essere povero o venire perseguitato.
Gesù non dice questo, ma se quando siamo nella povertà, nella solitudine, nella disperazione, nei momenti più bui, riusciamo a porre la nostra fiducia in Dio, beati noi! Allora queste beatitudini diventano il vero segreto per raggiungere la felicità, che non consiste in una vita senza preoccupazioni, quanto invece, una vita che, nonostante le preoccupazioni, sa scorgere la presenza e vicinanza di Dio, aprendosi ad una dimensione di vita che non si immobilizza nel presente, ma sa andare oltre, sa raggiungere la santità nel quotidiano.
Sembra una pagina così lontana e invece è semplicemente il modo in cui oggi possiamo vivere il nostro essere cristiani. Gesù ci tiene per mano e con le sue “10 parole” ci indica la strada da seguire per poter compiere e vivere ogni nostra azione alla Sua Presenza. Essere Santo significa: vivere nella vicinanza con Dio, vivere nella sua famiglia.
Questa è la vocazione di tutti noi… vivere l’ordinario in maniera straordinaria!
Commento a cura di don Guido Santagata della Parrocchia Santa Maria Assunta-Duomo di Sant’Agata de’Goti (BN)