Nell’itinerario quaresimale, la liturgia di questa 3ª domenica ci propone di contemplare la scena della purificazione del Tempio. Gli altri evangelisti mettono questo episodio nell’ultima settimana di Gesù a Gerusalemme, quando porterà a compimento la missione che aveva ricevuto dal Padre, mentre Giovanni la pone all’inizio del ministero pubblico di Gesù, probabilmente con l’idea di considerarlo come un gesto programmatico.
Mentre scaccia i mercanti e i cambiavalute, Gesù ricorda le parole profetiche di Zaccaria: “ In quel giorno non vi sarà neppure un mercante nella casa del Signore degli eserciti” (Zac 14, 21). Gli ebrei capiscono che si tratta di un gesto simbolico e gli chiedono un segno che provi che agisce in nome e con il potere di Dio, come un vero profeta. Gesù offre un segno che nessun altro profeta potrebbe aver dato: la croce e la resurrezione: «Distruggete questo Tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Il significato di questa frase, malinteso dagli ebrei, sarà rivelato solo con la resurrezione di Gesù, quando “i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù”.
La croce e la resurrezione di Gesù aprono un nuovo modo di adorare Dio. Il luogo dell’incontro di Dio con gli uomini non sarà più il Tempio, ma il corpo stesso di Gesù, resuscitato e glorificato, che riunisce tutti nel Sacramento del suo corpo e del suo sangue.
Nel vangelo di Giovanni, poco dopo, Gesù stesso lo spiegherà alla samaritana: “Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre… in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano” (Gv 4,21-23).
A questo nuovo culto si riferisce san Paolo quando chiama i cristiani “tempio di Dio” (1 Cor 3,16) e, soprattutto, quando esorta a offrire i nostri corpi come offerta viva, santa, gradita a Dio. Si tratta del “culto spirituale” (Rm 12,1), un culto nel quale l’uomo unito a Cristo diventa adorazione, glorificazione del Dio vivo.
Dopo la purificazione del Tempio, l’evangelista sottolinea che molti, vedendo i segni che faceva, credettero nel suo nome, ma che “Gesù, non si fidava di loro, perché conosceva tutti”. A volte, la nostra fede, come quella degli avversari di Gesù, si fonda più sui miracoli che sullo stesso Dio, si appoggia più sulle nostre sicurezze che sulla comunione con Cristo che si realizza nei sacramenti.
Oggi, la purificazione del Tempio da parte di Gesù, ci ricorda la necessità di purificare la nostra fede, di ritornare a fondare la nostra vita su questo Dio che ha manifestato la sua potenza e il suo infinito amore con la croce, che è fonte della nostra salvezza. Solo attraverso la croce troveremo la gloria e la gioia della resurrezione.
Fonte: La pagina Facebook di “Opus Dei Italia” | Sito Web con tutti i commenti al Vangelo
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