Poche volte le parole di Gesù prendono fuoco come succede in questo passo del Vangelo. Il Maestro rimprovera gli abitanti dei luoghi ai quali aveva dedicato più tempo. Betsaida era la patria di Filippo, Andrea e Pietro. In essa erano stati compiuti molti miracoli e molte parole di vita eterna erano state sentite.
Però le parole più dure del Signore vengono riservate a Cafarnao, la città che, per buona parte della sua vità pubblica, era stata la sua casa. Queste città , amate da Gesù e che ebbero la grazia di assistere alla missione del Redentore, non finirono col credere pienamente, non si erano completamente convertite.
Betsaida e Cafarnao sono l’immagine della nostra vita: piccole città che Dio viene a visitare, per fare di esse la propria casa. Ma per accogliere Gesù non basta essere visitati, dobbiamo riceverlo e lasciarci cambiare dalla sua presenza. Allora come ora, non basta contemplare le meraviglie compiute da Dio nel mondo e nella nostra vita, è necessario mettersi in cammino per vivere la nuova vita che Gesù ci offre, fare del vangelo la nostra vita.
San JosemarÃa ricordava che, se questo sembra difficile, «la bontà di Dio ci rende agevole il cammino. Non possiamo respingere l’invito di Gesù, non possiamo dirgli di no, non possiamo renderci sordi al suo appello: non avremmo scuse, non avremmo argomenti per continuare a credere che non possiamo». (È Gesù che passa, n. 15).
Preghiamo affinchè, quando arriverà il giudizio, qui espressamente annunciato da Gesù, il Signore ci dica: «Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone -, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone» (Mt 25, 21).
Giovanni Vassallo
Fonte: La pagina Facebook di “Opus Dei Italia” | Sito Web con tutti i commenti al VangeloÂ
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