don Giovanni Berti (don Gioba) – Commento al Vangelo del 6 Febbraio 2022

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Se serve, ci sono

“Se serve, ci sono”. Con quattro semplici parole, dette nel momento giusto, il presidente Sergio Mattarella penso abbia dato a tutti una grande lezione di etica pubblica e anche cristiana.

Dopo giorni di stallo in Parlamento per l’elezione di un nuovo Capo dello Stato, nei quali le varie forze politiche non sono riuscite a trovare un nome condiviso, la scelta è caduta sul Presidente uscente, che non aveva nessuna intenzione personale di farsi rieleggere, avendo personalmente altri piani e anche ritenendo che non fosse giusta una sua riconferma. Ma alla fine, di fronte al bene comune, tutto il resto è passato in secondo piano, con uno spirito di servizio e di sacrificio davvero ammirevoli, che possono diventare un vero punto di riferimento per i politici e noi cittadini.

Questo evento della cronaca pubblica attuale l’ho visto in parallelo con quel che il Vangelo di Luca ci racconta. Ho ripensato al pescatore Simon Pietro, che invitato da Gesù a gettare le reti nel lago, va contro i suoi piani, la sua esperienza e contro ogni buon senso, ma si fida e “…sulla tua parola getterò le reti”.

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“Se lo dici tu, lo faccio” dice Pietro davanti ad una richiesta impegnativa, e decide di anteporre a ciò che lui pensava di fare quello che gli chiede questo Maestro.

La barca di Pietro nel Vangelo bene rappresenta la comunità cristiana, la Chiesa di ogni tempo, anche il nostro. Luca quando scrive questo racconto di vocazione non vuole semplicemente ricordare un episodio del passato che riguarda quei discepoli, ma vuole parlare all’esperienza cristiana di oggi, come essere discepoli oggi. La Chiesa è il luogo da dove Gesù comunica la Parola che salva, è lo spazio fatto di persone (non tanto un luogo fisico) dove poter ascoltare ancora oggi Gesù che insegna. La Chiesa è proprio come quella barca vuota di pesci e un po’ fallimentare che però viene ricercata da Gesù, e dove si trova a suo agio più che nel Tempio sacro e separato da tutto che sta a Gerusalemme. Dentro quella barca, spazio profano, Gesù ha come compagni non angeli, ma uomini come noi, fragili e peccatori. Gesù chiede solamente una cosa a Pietro e compagnia, che è quella di fidarsi e mettersi a disposizione, non lasciandosi bloccare dalle loro paure. Infatti Pietro rischia di auto bloccarsi con la paura di non essere all’altezza (“Signore, allontanati da me, perché sono un peccatore”). Pietro è consapevole del proprio limite umano e spirituale, e pensa che questo possa essere un impedimento per la chiamata. Ma Gesù è venuto proprio per quello, per tirarlo fuori dai suoi timori e renderlo così strumento umano della sua missione. Gesù “pesca” Pietro dalle sue paure e lo invita a fare altrettanto con altri: “Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini”.

“Non temere” è l’espressione più bella e sanante del Vangelo, che ricorre più volte nella bocca di Dio, di Gesù e dei messaggeri della resurrezione. Non sono il peccato e la fragilità umana, non sono i dubbi e gli errori a bloccare Dio, ma è l’immobilismo che viene generato dalla paura a impedire l’azione di Dio in noi. Pietro deve imparare a non ascoltare le proprie paure e nemmeno quelle che magari gli suggeriscono gli altri con i loro giudizi, ma deve imparare ad ascoltare solo la parola di Gesù che, come ha sperimentato, rende capaci di miracoli inattesi nella vita.

Diventare “pescatori di uomini”, significa rendere la barca della Chiesa il luogo dove tutti coloro che rischiano di affogare nei problemi dell’esistenza e cercano pace, amore, rassicurazione, speranza possono trovare uno spazio e un aiuto.

Qualche giorno fa ho ascoltato una toccante testimonianza di una ragazza da poco diventata mamma, dopo un parto difficile per il covid e per problemi al bambino. Le sue paure erano tantissime, non sentendosi adeguata ad un compito così grande di madre. Ma poi mi ha colpito la sua totale serenità e disponibilità non ascoltando più le sue paure ma solamente ascoltando la piccola fragile vita che aveva tra le braccia e che non le chiedeva perfezione ma solamente amore.

A Dio non serve altro che un nostro quotidiano “se serve, ci sono” e può così compiere miracoli.


Fonte: il blog di don Giovanni Berti (“in arte don Gioba”)