Nell’umanità il volto della Trinità
Venire in Chiesa la domenica e professarsi cristiani significa automaticamente credere in Dio?
Rivolgo la domanda anche a me stesso, battezzato dalla nascita e prete da 30 anni: credo in Dio? O meglio, credo in quello che Gesù ha insegnato di Dio?
Sembra una domanda un po’ assurda se posta a chi si sente appartenente alla Chiesa e soprattutto a chi frequenta più o meno assiduamente la preghiera domenicale con la comunità. Ma forse non è così assurda e la risposta non è scontata.
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Anche i discepoli di Gesù erano credenti in Dio, e più volte il Maestro dichiara che il suo intento non è cambiare religione e Dio, ma di esser venuto a “portare a compimento” la Rivelazione biblica.
Anche in questo breve frammento del dialogo notturno con il fariseo Nicodemo, Gesù non vuole cambiare la sua fede in Dio, ma illuminarla. Quando gli dice “chi crede non è condannato e chi non crede è condannato”, non sta dividendo il mondo in chi crede in Dio e chi non ci crede, ma in chi conosce, ama e segue il vero Dio e chi invece ne ha un’idea confusa, piccola e soprattutto distorta, che porta ad una vita piccola e distorta.
Nella storia della Chiesa ci sono voluti molti anni, anzi secoli per avere un’idea abbastanza chiara di chi è Dio secondo il messaggio di Gesù, così come lui lo voleva rivelare. I cristiani si sono ritrovati a riflettere a fondo su cosa stava dietro le parole e le azioni di Gesù, dietro la sua storia, per comprendere il più possibile l’identità vera di Dio, anche perché proprio come insegnano le prime pagine della Bibbia, noi siamo fatti a immagine e somiglianza di Dio. Quindi capire chi è veramente Dio ci porta a capire chi siamo noi stessi e chi ci sta accanto, e ogni uomo e donna del mondo.
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Dio è Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo, unico Dio in tre persone. Non tre divinità separate e tantomeno in lotta tra loro come nei miti degli dei dell’Olimpo pagano. Non è nemmeno un Dio unico, solitario e immobile, posto sopra un irraggiungibile piedistallo a governare e giudicare il mondo.
Dio secondo l’insegnamento del Vangelo ha il volto di un Padre Creatore da cui proviene la vita, ha il volto di un Figlio che si fa fragile creatura e ha il volto di uno Spirito che è vita spirituale dentro ogni creatura. Dio per il Vangelo è lo stesso Dio con tre volti che si specchiano l’uno nell’altro. Sant’Agostino, uno dei Padri della Chiesa, che si dedicò profondamente alla riflessione sulla rivelazione critsiana, disse in modo sintetico che Dio è Padre, cioè Colui che ama, Dio è Figlio, Colui che è amato e Dio è Spirito, cioè l’Amore stesso…
Si potrebbe stare qui e ripercorrere l’infinita storia della teologia cristiana per capire la Trinità, ma come insegna proprio il Vangelo, è nella vita concreta che possiamo capire Dio.
È amando che allora Dio, Uno e Trino, appare più comprensibile, e capiamo la differenza concreta che c’è tra il crederci o no. Quando vedo una comunità di cristiani unita nella vita e nella preghiera, quando vedo due persone che si amano e formano una cosa sola, quando vedo persone che dopo un torto si perdonano e si riconciliano, quando vedo qualcuno che si prende cura di un altro in modo vero, quando vedo nel mondo guerre che finiscono e i popoli che ritrovano la pace… ecco allora che vedo nell’umanità il volto della Trinità, perché vedo l’Amore in movimento e vitale, come lo è in Dio.
Se è l’amore che mi rende simile a Dio Trinità, allora credere in Dio non è questione di concetti astratti da immagazzinare nel cervello, ma è questione di qualità di vita. Il credere è unito all’amare, un amare come Gesù ha mostrato in modo chiaro.
Posso dunque essere battezzato e con tutti i sacramenti a posto, posso anche celebrare la messa e dichiararmi cristiano, ma se non amo, alla fine non credo in Dio, o invoco un Dio che non è quello mostrato da Gesù.
La risposta alla domanda “credi in Dio?” non la posso dare con un semplice “sì o no”, ma la do con la vita, amando. E chi mi vede amare sarà capace di sperimentare Dio Trinità in modo più vicino e chiaro…
Fonte: il blog di don Giovanni Berti (“in arte don Gioba”)