Pasqua di corsa
DOMENICA 31 marzo 2024 – Pasqua di Resurrezione
Tutti corrono la mattina di Pasqua, anche se non sanno ancora che è Pasqua. Corre Maria di Magdala dopo che ha visto la tomba vuota pensando che abbiano rubato il corpo dell’amato maestro. Corrono Pietro e l’altro discepolo per vedere che è successo, ma anche se sono stati alla scuola di Gesù, non hanno ancora compreso la portata di quell’evento. E inizia a correre l’annuncio di Resurrezione a partire da pochi segni, da una tomba aperta e vuota e da alcuni teli abbandonati.
Nel film “Forrest Gump” del 1994, ad un certo punto il protagonista Forrest, inizia a correre da una parte e l’altra degli Stati Uniti. Corre senza un particolare motivo, ma solo per il piacere di correre. Corre per 3 anni, 2 mesi, 14 giorni e 16 ore. E in questa corsa lui pensa solo alle persone che ama. Nel film si vedono sempre più persone che colpite da questa inarrestabile corsa, iniziano a correre dietro a lui. Forrest diventa un segno che ispira e mette in movimento un’intera nazione, e nelle scene che mostrano il suo correre, si vedono paesaggi diversi e opposti dell’America che lui e gli altri attraversano.
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La corsa della Pasqua è iniziata quel giorno dopo il sabato, dopo che l’esperienza di amore Gesù sembrava tutto finito. La corsa di Pasqua non inizia in modo magico che si impone alla fede. L’evangelista Giovanni ci tiene a non parlare di terremoti o visioni di angeli, ma ci descrive una scena semplice, con poveri elementi che non sono immediatamente comprensibili, ma che suggeriscono l’evento.
Pietro e l’altro discepolo arrivano, vedono e … la loro comprensione rimane sospesa tra capire e non capire, tra fede e dubbio, tra vita e morte. Nel brano si parla di questo “altro discepolo” accanto a Pietro nella corsa, un discepolo di cui non si dice il nome e che la tradizione ha individuato nello stesso Giovanni evangelista.
Quel discepolo “senza nome” è il simbolo dei discepoli di Gesù di ogni tempo, anche del nostro. Il discepolo “senza nome” è il discepolo invitato a vedere i segni della resurrezione e a credere. È il discepolo a cui ispirarci nel nostro cammino personale e comunitario. Siamo chiamati tutti a vedere i segni della resurrezione e a crederci, ma siamo anche un po’ come Maddalena e Pietro, che quei segni li hanno visti ma non hanno ancora una fede piena e non ci credono fino in fondo. Anche per loro inizia una corsa interiore, del cuore, che dura tutta la vita alla ricerca dell’incontro con Gesù vivente.
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Cosa mi insegnano quei segni che mettono in movimento i primi discepoli e discepole in una corsa di fede?
Prima di tutto che sono assolutamente inaspettati e non previsti. La Maddalena e Pietro con gli altri discepoli non si aspettavano una tomba vuota, i teli e il sudario. Non avevano previsto questa scena che però inizia a comunicare qualcosa di inaspettato e grande proprio in uno scenario che sembrava solo comunicare morte.
Quanti inaspettati segni di vita il Signore ci dà in mezzo ai segni di morte? Forse non ne siamo consapevoli e forse siamo così chiusi nel nostro pessimismo o, peggio, nella nostra superficialità, che non riusciamo a vedere che anche nelle situazioni più negative, anche in mezzo alla banalità di ogni giorno che magari ci deprime, ci sono segni di vita, ci sono indicatori che parlano di Dio.
Questi segni pasquali possono essere una parola gentile che riceviamo, un gesto di generosità, una persona che fa per noi o per qualcun altro un’azione caritatevole. Magari tutto questo ci pare poco, ma sono un invito a non fermarci su noi stessi, bloccati dentro il nostro piccolo territorio di vita e interessi.
Sono un invito a iniziare a correre, da una parte all’altra della nostra vita, delle nostre relazioni. Iniziamo a correre anche noi con parole buone, con gesti generosi, con il perdono, con l’accoglienza, con la condivisione e con la preghiera. Corriamo e andiamo dietro a chi corre così, in modo da diventare noi stessi segni di vita e di resurrezione.
Se ancora oggi si parla di quel mattino di Pasqua, è perché, anche in mezzo a dubbi e qualche lentezza, quella corsa non si è mai fermata e ha attraversato tutta la storia e tutto il mondo.
Fonte: il blog di don Giovanni Berti (“in arte don Gioba”)