don Giovanni Berti (don Gioba) – Commento al Vangelo del 28 Maggio 2023

375

Il vento e il fuoco

Quando 30 anni fa mancavano poche settimane alla mia ordinazione presbiterale, nonostante il lungo cammino di 7 anni di formazione spirituale e studi teologici in seminario, mi ritrovavo ancora con un bel problema che mi metteva davvero ansia perché sentivo di non aver risolto: la paura di parlare in pubblico. Un bel problema per uno che deve predicare tutte le domeniche! Mi sentivo un po’ come il gruppo dei discepoli chiusi nel cenacolo dopo la morte e resurrezione di Gesù. Avevano ricevuto la missione di parlare di Dio a tutto il mondo, ma erano bloccati dalla paura e dalla difficoltà concreta di comunicare con tutti. L’evangelista Luca, che scrive anche il libro degli Atti degli Apostoli, per ben rappresentare questa difficoltà iniziale della Chiesa nel portare il messaggio di Gesù, mette davanti alla porta del cenacolo il mondo intero, con un elenco di popoli, lingue e culture diversissime tra loro.

Ma ecco che assistiamo al primo dei prodigi dello Spirito Santo, di quella forza che esce da Dio e entra dentro gli apostoli: il dono delle lingue. Non sappiamo bene come, ma per una azione che viene da Dio stesso, i discepoli riescono a comunicare il Vangelo a tutti, in un modo che scalda i cuori e sorprende. Tutti sentono parlare gli apostoli nella loro lingua nativa, con un linguaggio personale e intimo, non con parole incomprensibili perché troppo alte e astratte.

don giovanni berti - vignetta di pentecoste 2023

Da allora è questo il più grande segno evidente che lo Spirito è dentro la sua Chiesa. Quando i cristiani con il linguaggio delle parole e anche con quello della vita riescono a comunicare a tutti Gesù, facendolo sentire vivo e vicino e non astratto o “nemico”, allora sì che si può affermare che è lo Spirito è presente e in azione.

- Pubblicità -

Comunicare il Vangelo è il compito dei singoli cristiani e della Chiesa intera. La sfida è quella non solo di comunicare in lingue diverse, ma in mondi diversi, con linguaggi diversi a seconda delle età, delle situazioni di vita, di cultura. Gesù parlava con la lingua del popolo, l’aramaico, e forse non ha mai parlato altre lingue, ma ha saputo far sentire Dio vicino a tutti, in ogni situazione. Ha parlato la lingua del popolo con esempi e gesti che toccavano la vita vera e il cuore. Ai suoi discepoli era chiesto di continuare con lo stesso stile, arrivando a tutti, specialmente ai più lontani e a quelli che si consideravano più indegni di Dio.

Questo 27 maggio don Lorenzo Milani avrebbe compito 100 anni. Era nato nel 1923 a Firenze, e diventato prete nel 1947. Nel 1954 viene in pratica “esiliato” nella parrocchia di Barbiana, sulle colline del Mugello, in un luogo davvero sperduto fatto di poche case e abitato da poveri contadini. Don Lorenzo farà di Barbiana, con la sua scuola, un cuore pulsante di Vangelo. La sua missione sarà quella di far si che ogni uomo e soprattutto ogni giovane creda alla possibilità di dare il massimo di sé quando è amato e quando si crede in lui. Don Lorenzo diventa capace di parlare la vera lingua di Gesù che è quella di prendersi cura degli ultimi. Il Vangelo per lui non è un qualcosa di inaccessibile e chiuso in un recinto sacro per pochi eletti, ma può far crescere uomini e donne, cittadini e cittadine che cambiano il mondo.

Questo di don Milani è un esempio di come agisce lo Spirito Santo anche oggi, nel nostro mondo, quando trasforma anche un luogo piccolo abitato da poveri uomini, in un centro di umanità, fratellanza e pace.

- Pubblicità -

Don Lorenzo è morto giovane, il 26 giugno 1967, a 44 anni, giusto 6 giorni prima che io venissi al mondo, eppure ancora oggi è un faro di evangelizzazione. La Chiesa è ancora capace oggi di comunicare il Vangelo a tutti?

Come ci insegna la didattica di don Milani, si può parlare davvero a qualcuno se prima lo si ascolta e lo si mette al centro della propria cura. La Chiesa chiamata a parlare di Dio è capace di mettersi in ascolto vero dell’uomo e di ogni vita? In questi 30 anni domando a me stesso: sono stato capace di ascoltare coloro a cui poi ho annunciato come prete la Parola del Vangelo? Sono stato capace di comunicare in tutte le lingue umane la Parola di Gesù?

È sempre lo Spirito Santo che in modo prodigioso aiuta a riallacciare la comunicazione tra le persone, una comunicazione che è fatta di ascolto reciproco e di cura reciproca.

Se 30 anni fa, all’inizio del mio ministero, ero in ansia di non esser capace di parlare in pubblico, poi pian piano ho capito che è saper ascoltare quello che mi sostiene nella mia missione e mi aiuta a parlare. Lo Spirito Santo ancora oggi mi invita ad ascoltare la Parola di Dio nel Vangelo, ad ascoltare il mio cuore, ascoltare il mio prossimo e ascoltare la vita che mi circonda.

In questo ascolto aperto c’è lo Spirito di Dio che come una fiamma continuamente mi scalda il cuore e come un vento mi spinge sempre in avanti verso gli altri… con coraggio. E le parole giuste arrivano…

Fonte: il blog di don Giovanni Berti (“in arte don Gioba”)