Religione senza meriti
“Dio si è fatto come noi per farci come lui…”
È un canto di chiesa natalizio scritto da Marcello Giombini, un po’ datato ma che sintetizza bene il senso della storia di Gesù. Il Vangelo infatti ci fa entrare dentro questa incredibile Storia, quella di Dio che si fa uomo per farci ritrovare Suo volto dietro la maschera che ci siamo pian piano costruiti. Nel corso della storia ci siamo creati una maschera che sembra privilegiare l’egoismo, la violenza, il desiderio di potere e ricchezza… una maschera umana di disumanità che non rispecchia più il nostro vero volto che è in realtà come quello di Dio.
Ma il problema più grosso è che nel corso della storia delle religioni l’uomo ha a sua volta messo a Dio una maschera falsa, un volto più simile a quello umano storpiato che a quello vero. Parafrasando il testo del canto di Giombini: “L’uomo si è fatto Dio per farlo come lui…”.
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In questi giorni sono stato a Roma a visitare la Domus Aurea da poco riaperta. In questa incredibile dimora dell’imperatore Nerone viene ben raccontata anche la visione della religione pagana del suo tempo, che continuamente modificava le divinità a piacimento, a seconda di come era la moda e le vicende storiche. Gli dei erano fatti ad immagine e somiglianza dell’uomo.
La parabola che Gesù racconta ai suoi discepoli, è un insegnamento straordinario e forte su chi è veramente Dio e di come siamo noi creati a sua immagine. Il Maestro prende l’immagine molto quotidiana di un’azienda agricola che ha bisogno di lavoratori, ma fin da subito la storia prende una piega strana e rivelativa su chi è il padrone dell’azienda. Infatti esce a tutte le ore del giorno per dare a tutti la possibilità di lavorare nella vigna e avere la paga, che significava dignità e possibilità di vivere.
È davvero un padrone strano che sembra più interessato ai lavoratori che al lavoro, più al loro guadagno che al proprio. Ma il vero colpo di scena del racconto è alla fine, quando al momento della paga gli ultimi lavoratori che hanno fatto solo un’ora ricevono un denaro, cioè la somma pattuita con i primi, costretti ad assistere alla scena, e che dal nostro punto di vista giustamente protestano.
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Chi ascoltava la parabola di Gesù forse si aspetta secondo la mentalità molto umana del “merito” che i lavoratori chiamati per primi e che hanno lavorato di più, riceveranno di più, ma questo non avviene. Tutti i lavoratori, indipendentemente da quanto hanno prodotto, ricevono una paga uguale. Perché? Perché il padrone non è “giusto” in senso umano e non ragiona per “meriti”. Questo padrone è semplicemente buono e libero da ogni calcolo.
Gesù sta insegnando ai suoi discepoli chi è Dio veramente, e chi è anche lui stesso nella sua azione continua di accoglienza e misericordia. Dio è semplicemente buono, e non ama a seconda dei meriti.
Penso davvero che qui viene demolita la religione delle “buone opere per guadagnare il paradiso”, ma si apre la religione che insegna la fede “dell’essere come Dio”, cioè buoni e felici di dare la vita senza calcolo. Anch’io sono così, anche tutti noi siamo così come Dio, e possiamo amare senza calcolo e in questo amore, che diventa generosità, perdono, accoglienza, troviamo la nostra vera identità e la nostra giusta “paga” dell’anima.
Purtroppo come facevano i pagani, anche noi abbiamo spesso reso Dio come siamo noi, cioè calcolatore, esclusivo, meritocratico e giudice… Ma è venuto Gesù che ha stravolto e ha iniziato a demolire questa falsa immagine di Dio e nostra.
Dio si è fatto come noi… e in Gesù uomo troviamo chi siamo no, e chi possiamo essere veramente per un mondo senza giudizi e lotte, ma nel quale tutti siamo buoni.
Fonte: il blog di don Giovanni Berti (“in arte don Gioba”)