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don Giovanni Berti (don Gioba) – Commento al Vangelo del 24 Marzo 2024

Commento al brano del Vangelo di: Mc 14,1-15,47

Il velo strappato

Ma se siamo la religione della resurrezione di Gesรน perchรฉ ha cosรฌ tanto spazio lโ€™immagine della croce come simbolo della nostra fede? I primi cristiani che nellโ€™uso delle immagini erano molto minimalisti per distinguersi dal paganesimo, e non rappresentavano mai la croce e tanto meno il crocifisso, cioรจ lโ€™uomo Gesรน morto che pende da quella croce. Ci sono voluti secoli per iniziare a vedere un crocifisso nei luoghi di culto cristiani.

Non รจ che insistere sullโ€™immagine del crocifisso si cada in una visione troppo โ€œdoloristicaโ€ del cristianesimo, con una esaltazione della sofferenza come unica via per avere il โ€œpremioโ€ celeste, e contemporaneamente si oscuri la resurrezione?

In un film comico di una ventina di anni fa, โ€œDogmaโ€, si immagina la Chiesa che per rinnovare il suo modo di comunicare la fede e avvicinarsi alle nuove generazioni, sostituisce il tradizionale simbolo del crocifisso, ritenuto troppo triste e superato, con quello di โ€œGesรน compagnoneโ€, una statua simpatica di Gesรน che strizza lโ€™occhio e fa il gesto del โ€œlikeโ€.

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Questโ€™anno come racconto della passione di Gesรน, seguiamo il Vangelo di Marco. Lโ€™evangelista riprende le stesse vicende narrate dagli altri evangelisti, perรฒ a differenza degli altri tre sottolinea maggiormente la totale solitudine di Gesรน nel processo e nella crocifissione, il totale abbandono e la tragedia senza alcuna consolazione e aiuto dai discepoli. Nel racconto di Marco sono riportate pochissime parole di Gesรน, che sembra non aver molto da dire a chi lo insulta e accusa ingiustamente. E sotto la croce non ci sono gli amici, nessuno che sia dalla sua parte. E lโ€™ultima cosa che esce dalla bocca di Gesรน รจ solamente un grido.

La cosa piรน straordinaria che mi ha sempre colpito รจ che รจ proprio un centurione romano a fare lโ€™affermazione piรน alta che rivela chi รจ Gesรน: โ€œDavvero questโ€™uomo era Figlio di Dio!โ€. รˆ un pagano lontano dalle tradizioni ebraiche e dagli insegnamenti dati da Gesรน ai suoi amici a riconoscere Dio in Gesรน. Nel buio totale dellโ€™esperienza umana di Gesรน si accende il faro della fede. Nel racconto Cristo non รจ ancora sepolto e non รจ ancora risorto, ma in questa frase del pagano cโ€™รจ giร  la Pasqua. Dentro la morte รจ giร  possibile vedere la vita. La resurrezione si intravede giร  qui sul monte Calvario, nel bel mezzo della tragedia.

Cโ€™รจ un dettaglio narrativo un poโ€™ strano, ed รจ il velo del Tempio che si squarcia al momento della morte. Lโ€™evangelista ci vuole dire che proprio nella morte di Gesรน finisce ogni separazione tra sacro e profano, tra realtร  di Dio e realtร  dellโ€™uomo, tra infinito e finito, tra Cielo e Terra. Proprio dentro questa morte umana, dentro questa tragedia che sembra la sconfitta di Dio, in realtร  cโ€™รจ Dio in pienezza con il suo amore.

La croce di Gesรน rappresenta in pieno la vita dellโ€™uomo. Non รจ lโ€™esaltazione fine a sรฉ stessa del dolore, ma la croce ci dice che la vita umana รจ limitata, segnata da fragilitร  e peccato. Noi vorremmo vivere come divinitร  immortali, e facciamo di tutto per esserlo, anche se questo porta a schiacciare il prossimo nella ricerca solamente del proprio bene. Ma per quanto lo neghiamo e non ci pensiamo, in realtร  non siamo immortali, non siamo infallibili ed eterni.

E Dio infinito รจ entrato dentro questo nostro mondo finito con Gesรน, โ€œdallโ€™aspetto riconosciuto come uomo, umiliรฒ sรฉ stesso, facendosi obbediente fino alla morte, e a una morte di croceโ€ (Filippesi 2,6-11).

La croce รจ il simbolo piรน grande della nostra fede, perchรฉ ci ricorda che dentro la vita umana, dentro ogni vita, ogni vicenda umana, anche la piรน limitata, cโ€™รจ Dio. Quando condivido la vita delle persone che ho accanto, quando mi prendo cura di chi soffre, quando rimango accanto anche a chi sbaglia, quando mi accorgo dei miei errori, quando non volto lo sguardo dallโ€™altra parte davanti ad una ingiustiziaโ€ฆ io vedo Gesรน in croce, e quindi vedo Dio. Riconosco Dio dentro la vita umana proprio come ha fatto quel centurione pagano.

Penso che come Chiesa continueremo a comunicare nel modo giusto il Vangelo non ricucendo il velo del Tempio, non tornando a separare il nostro mondo ecclesiale dal mondo fuori, non imprigionando Dio solamente nelle liturgie formali e conservando le tradizioni. Comunicheremo il Vangelo lasciando il velo aperto, e cercando il volto di Dio e la sua voce, nel volto e nel grido dei nostri fratelli e sorelle.

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E diventeremo noi stessi, con la nostra voce, con i nostri gesti e la nostra vita lโ€™immagine piรน vera della resurrezione di Gesรน.

Fonte: il blog di don Giovanni Berti (“in arte don Gioba”)

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