don Giovanni Berti (don Gioba) – Commento al Vangelo del 23 Gennaio 2022

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La sfida del Vangelo

La storia di Gesù, così come è raccontata nei vangeli è una storia a lieto fine?

Può sembrare una domanda banale e magari irrispettosa del testo sacro, ma mi piace porre questo quesito anche a me stesso che conosco bene i vangeli e da una vita non solo li leggo ma li spiego nelle omelie e catechesi, essendo questo come prete uno dei miei primi compiti.

Nel film “Se Dio vuole” del 2015, Andrea, giovane figlio di un noto cardiochirurgo, una sera a sorpresa avverte la famiglia incredula che vuole entrare in seminario. La famiglia sulle questioni di fede è piuttosto problematica e rimane in un certo senso spiazzata. Il padre Tommaso è ateo convinto e la sorella Bianca non conosce quasi nulla della fede cristiana. Quest’ultima proprio per comprendere il cammino del fratello inizia a leggere il Vangelo ma trova la lettura troppo complicata e dal linguaggio difficile. In una scena molto buffa del film, quando incontra il padre gli dice tutta entusiasta che ha trovato un modo più facile di conoscere la storia di Gesù, ed è un vecchio film che ha scaricato da internet. Il padre le dice: “Ah… Gesù di Nazareth di Zeffirelli!”, e lei subito ribatte allarmata: “Ah, l’hai visto??… non mi dire il finale però!”.

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Quando l’evangelista Luca scrive il suo vangelo per l’amico Teofilo (che letteralmente significa “amico di Dio”), lo fa consapevole che Teofilo invece conosce già la fine della storia. L’amico è infatti un credente in una comunità di cristiani battezzati. Lui e tutti gli altri hanno ricevuto insegnamenti riguardo la storia di Gesù, ne conoscono il messaggio e gli insegnamenti, eppure Luca si sente in dovere di scrivere. Le prime righe di questo vangelo sono fondamentali e non si trovano negli altri tre vangeli.

L’inizio del testo ci indica non solo come nasce un vangelo ma ci dice anche il suo perché. Lo scritto nasce dalla raccolta di testimonianze, non è una storia inventata e arbitraria. Gesù di suo pugno non ha scritto nulla, lui che è la Parola di Dio fatta carne, come scriverà l’evangelista Giovanni all’inizio del vangelo, ma ha lasciato parole e gesti nella mente e nel cuore di chi lo ha conosciuto direttamente. Sono questi primi testimoni che ne hanno tramandato la storia e il suo significato legato alla loro vita di fede.

Luca prende da questi testimoni e anche lui come credente ne stende un resoconto ordinato, cioè un racconto che non è la semplice cronaca, ma un racconto che segue una linea e vuole evidenziare il significato profondo di tutte le vicende. Luca scrive per i credenti che hanno bisogno che questa storia straordinaria non vada persa, perché le parole e gesti di Gesù non siano stravolti, e alla fine di Gesù non rimanga solo una caricatura e non un ritratto fedele.

Luca non scrive non sotto dettatura magica, ma sicuramente ispirato da Dio che con parole umane vuole far arrivare anche ai “teofili”, amici di Dio, di oggi quella straordinaria storia e quindi in essa trovare solidità nella loro fede. È fondamentale per noi cristiani conoscere la storia di Gesù così come i vangeli ce la tramandano. Senza vangelo, senza la testimonianza dei primi cristiani (comprese anche quindi tutte le lettere e scritti del Nuovo Testamento) la nostra fede perde le sue basi solide, e si cade nel “sentito dire” e in una caricatura di Gesù che nulla ha a che fare con il Gesù di Nazareth.

Papa Francesco ha istituito da alcuni anni questa domenica come “Domenica della Parola”. È un modo per ricordarci come singoli e come comunità che senza Parola di Dio la fede perde di contenuto e anche di bellezza.

In questi tempi sui social è di moda lanciare delle “challenge”, in italiano “sfide”, che mettono alla prova le abilità e creano una sorte di condivisione giocosa. Provo a lanciarne una anch’io: in famiglia o tra amici, partiamo insieme per trovare il vangelo di Luca, ne apriamo a caso una pagina e leggiamo una o due righe, poi ci domandiamo “Come posso mettere in pratica questo che ho letto?”. Speriamo che la parte meno difficile e lunga della sfida non sia quella di trovare in casa dove sta un testo del vangelo… Come la ragazza del film “Se Dio vuole” potremmo sempre guardare qualche film. Ma Luca non sarebbe molto d’accordo…

Ma alla fine il vangelo è a lieto fine si o no?
Se lo leggiamo e lo conosciamo, e se diventa vivo nella nostra vita in modo che altri lo leggano “tra le righe” in quel che siamo e facciamo, e se a loro volta viene voglia di andarsi a leggere il vangelo… allora sì che la storia scritta da Luca e gli altri evangelisti è a lieto fine, perché ci rende ancor più “teofili”, amici di Dio, proprio come il primo lettore del vangelo di Luca.


Fonte: il blog di don Giovanni Berti (“in arte don Gioba”)