HomeVangelo della Domenicadon Giovanni Berti (don Gioba) - Commento al Vangelo del 21 Gennaio...

don Giovanni Berti (don Gioba) – Commento al Vangelo del 21 Gennaio 2024

Commento al brano del Vangelo di: Mc 1, 14-20

Vangelo senza catene

vignetta di don giovanni berti

Il Vangelo di questa domenica inizia con la notizia di Giovanni Battista messo in prigione. L’evangelista Marco forse gioca un po’ con i contrasti facendo vedere che proprio con l’arresto di una voce autorevole e decisa, viene “liberata” una voce nuova e ancora più forte, quella di Gesù. Da quel momento il Maestro porta in giro un messaggio essenziale: il Regno di Dio è vicino… e questa è una “buona notizia” (significato della parola “Vangelo”) che chiede la conversione prima di tutto del cuore!

Nessuna catena umana esteriore, nessuna porta chiusa a chiave, nessuna barriera fisica può fermare la forza rinnovatrice del Vangelo. L’unica cosa che può davvero imprigionare il Vangelo è la freddezza del cuore umano, i muri del non ascolto, le barriere dell’inimicizia.

François-Xavier Nguyễn Văn Thuận (1928-2002) è stato un cardinale e vescovo vietnamita, che per 13 anni, dal momento in cui fu nominato arcivescovo di Saigon nel 1975, è finito in carcere come nemico pubblico del governo comunista di allora. Di questi 13 anni di carcere, ben 9 sono stati in assoluto isolamento.

- Pubblicità -

La sua testimonianza di fede è ancora oggi un esempio di vero amore per il Vangelo, anche nelle condizioni più disperate. Privato di qualsiasi oggetto personale religioso e persino della Sacra Scrittura, riuscì comunque a celebrare la messa con un po’ di vino e qualche pezzetto di pane, usando come calice e piatto le proprie mani, e recitando a memoria le parole della Messa. Gli era impedito persino di tenere una Bibbia, e così scrisse su dei pezzetti di carta, che teneva gelosamente nascosti, tutte le parole del Vangelo che riusciva a ricordare e che soprattutto gli davano forza in quella prigionia.

La “buona notizia” di Gesù era scritta nel cuore di Van Thuan in modo indelebile. Ed è proprio così che si sono formati i testi che chiamiamo “sacri” non perché magici, ma perché custodiscono una storia, quella di Gesù, che non possiamo dimenticare.

Se oggi abbiamo il testo dei Vangeli, delle lettere e dei primi scritti apostolici, lo dobbiamo proprio al profondo amore dei primi testimoni per le parole di Gesù, e alla preoccupazione che nulla di quello che il Maestro fece e disse andasse dimenticato e perduto.

- Pubblicità -

L’evangelista Marco ci racconta in modo molto sintetico la chiamata dei primi apostoli mentre sono al loro lavoro quotidiano. Colpisce il fatto che “subito” lasciano tutto e seguono la chiamata. Sicuramente le cose dal punto di vista storico hanno avuto i loro tempi, ma Marco ha voluto trasmetterci la dedizione totale per Gesù avuta dai primi discepoli per stimolare la stessa cosa in noi oggi. I discepoli sono stati chiamati non in un momento “sacro” ma proprio nel momento più “profano” della loro vita, mentre lavoravano e erano nel loro ambiente abituale. Ed è proprio lì che la parola di Gesù rapisce il loro cuore, e inizia il cammino che ha portato questa parola fino a noi.

L’interrogativo che nasce dall’ascolto di questa pagina della Scrittura che ascoltiamo è: che posto ha il Vangelo nella nostra vita? E possiamo anche domandarci in modo molto concreto “quale posto fisico” ha il vangelo nella nostra casa, nel luogo dove viviamo e abbiamo le nostre cose? Abbiamo un libro del Vangelo a portata di mano in modo che ci ricordi che proprio in quelle parole si nutre la nostra fede? Il vescovo Van Thuan non potendo possedere fisicamente il testo del vangelo, lo aveva scritto nella mente e nel cuore, perché lo aveva già profondamente amato e studiato prima del suo arresto.

Abbiamo qualche passo del Vangelo che ci scalda il cuore e ci fa sentire liberi? Sentiamo il Vangelo Gesù come una “buona notizia” che nonostante le tante notizie tristi e terribili che ci circondano è più forte e ci fa sperare in un mondo migliore?

Fonte: il blog di don Giovanni Berti (“in arte don Gioba”)

Articoli Correlati