Discepoli o commedianti?
Gesรน usa sempre molte immagini nei suoi discorsi. Le immagini prese dallโesperienza personale e del suo tempo hanno la capacitร di rendere piรน forte e incisivo lโinsegnamento. Sono immagini anche piene di ironia che possono strappare un immediato sorriso per la loro comicitร .
Pensiamo ai due ciechi che camminano per una strada pensando di guidarsi reciprocamente e finiscono nel fosso, oppure allโimmagine davvero buffa del tizio che gira con una trave piantata nellโocchio e non se ne accorge. Sembrano davvero dei piccoli sketch da comiche messi in scena da abili attori.
E Gesรน che chiama โcommedianteโ (che รจ la traduzione letterale della parola โipocritaโ) colui che vive la vita umana e di fede con superficialitร , facendo finta di essere discepolo senza esserlo veramente. Per questo domando a me stesso: sono vero discepolo o solo un commediante?
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Agli occhi di Dio e del mondo sembro solo un buffo comico che fa finta di vedere il bene e di seguirlo, oppure alle parole di Gesรน ci credo davvero e cerco di portare dentro alla vita quello che celebro in chiesa?
Lโuso dellโimmagine del cieco e degli occhi mi richiama uno dei modi con i quali i primissimi cristiani chiamavano se stessi: gli illuminati. Coloro che diventavano discepoli, man mano che crescevano nella conoscenza del Vangelo e lo mettevano in pratica, si accorgevano di avere uno sguardo nuovo sul mondo, su sรฉ stessi e su Dio.
Essere e vivere da cristiani apriva gli occhi riempiendoli di speranza di fronte a quello che succedeva nel mondo, rendeva capaci di vedere meglio Dio anche dentro il fratello e la sorella piรน lontani, riusciva ad amare anche i nemici, i piรน poveri e diversi da sรฉ.
Diventare cristiani dava occhi nuovi, che vedevano con veritร i propri peccati, limiti e fragilitร , e rendeva capaci anche di vedere come aiutare il prossimo, con le sue pagliuzze, ma senza giudizio.
Nella parabola della pagliuzza e della trave, Gesรน non insegna a guardare solo a sรฉ stessi con chiusura ed egoismo, ma a prendersi cura reciprocamente, senza giudizio e superioritร , senza lโarroganza di sentirsi perfetti e quindi di umiliare il prossimo.
Ognuno di noi ha le sue pagliuzze nellโocchio che rendono lo sguardo offuscato e limitato. Abbiamo tutti bisogno di aiutarci gli uni gli altri a riaprire bene lo sguardo della mente e del cuore.
Ma se non curo me stesso e divento arrogante e chiuso, allora quella pagliuzza diventa una vera e propria trave che non solo rende irrimediabilmente ciechi ma, nello stesso tempo, ridicoli.
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Un cristiano che guarda allโaltro con superioritร e pregiudizio, che si crede arrivato e impeccabile, รจ davvero la cosa piรน tristemente comica che ci possa essere, proprio come un tizio che gira per strada con una trave in un occhio e si offre di fare da guida cieca ad un altro cieco. E sappiamo come va a finireโฆ
In Turchia ho avuto modo di vedere un antico fonte battesimale dalla forma molto particolare. Solitamente la vasca nella quale ci si immergeva (la parola โbattesimoโ significa proprio โimmersioneโ) era a forma di croce, perchรฉ essere battezzati significava immergersi nella vita di Gesรน Cristo, nella sua morte e resurrezione.
Questa vasca nellโantica chiesa turca aveva la forma della prima lettera della parola greca โphaosโ, che significa โluceโ.
Il cristiano, con la fede, si immerge in una strada di luce che รจ quella del Vangelo, e di questa luce รจ chiamato a diventare portatore e diffusore.
Se viviamo in quelli che diciamo essere โtempi buiโ per la pace, รจ bene riscoprire questa vocazione a diventare luce, punti luminosi, che riaccendono la speranza.
Siamo chiamati a riaccendere la luce negli occhi di tanti che sono tentati di chiuderli di fronte al male, alle ingiustizie e alle povertร .
E lo possiamo fare solo a patto che non dimentichiamo le nostre fatiche e il nostro continuo bisogno di ritornare alla luce di Cristo, che splende dentro alla Chiesa e nel suo Vangelo.
Siamo discepoli e non commedianti della fede, e le parole di Gesรน, che allโinizio fanno sorridere, poi ci spingono a prendere sul serio queste parole.
Parole preziose e feconde che arricchiscono davvero il tesoro che abbiamo nel cuore e ci fanno portare frutti abbondanti di bene nel mondo.
Fonte: il blog di don Giovanni Berti (“in arte don Gioba”)