Siamo corpo di Cristo
Mi ha fatto riflettere vedere Papa Francesco parlare con molta serenitร dei problemi fisici che lo ultimamente accompagnano in modo sempre piรน evidente. A causa del dolore al ginocchio non solo lo vediamo spostarsi in carrozzina, ma ha dovuto rinunciare ad un atteso viaggio apostolico in Africa.
Per chi come me ha qualche anno in piรน, non puรฒ che venire in mente la parabola fisica di Giovanni Paolo II, che il giorno della sua elezione a Pontefice nel 1978 si presentava al mondo in tutta la sua prestanza fisica di 50enne e che dopo 27 anni, gli ultimi giorni della sua vita si era mostrava alla finestra del suo studio su Piazza San Pietro incapace persino di parlare. E ha fatto notizia in questi giorni qui a Brescia la conferenza stampa del Vescovo Tremolada che รจ costretto a sospende per almeno sei mesi ogni attivitร per doversi curare al midollo.
La Chiesa ha davvero un corpo, un corpo fragile e segnato dal limite. E ovviamente quando penso al corpo della Chiesa non mi riferisco solo ai suoi vertici istituzionali come lo sono il papa e i vescovi, ma ad ogni fratello e sorella che per il battesimo fanno la Chiesa.
La Chiesa รจ fatta di tutti i corpi dei cristiani, quelli anziani e quelli giovani, quelli ammalati e fragili e anche quelli pieni di salute. Nella Bibbia il corpo dellโuomo e della donna non indica solo la loro dimensione materiale con i singoli organi, ma tutta lโesperienza umana. Il mio corpo รจ quello che sono, che penso, che progetto, le mie relazioni, i miei sbagli e fragilitร , il tutto inserito e vissuto dentro la mia dimensione fisica, storica e materiale. Non sono un angelo che fluttua per aria in una dimensione diversa da quella degli altri, e non lo รจ stato nemmeno Gesรน. Gesรน รจ Dio che ha preso la dimensione corporea perchรฉ dentro questa dimensione di tutti ha mostrato la via del cielo.
La Chiesa per celebrare la solennitร del Corpus Domini, il Corpo e Sangue del Signore, sceglie come racconto evangelico quello della moltiplicazione dei pani e pesci. ร un racconto presente in tutti e quattro i vangeli, e anche in questo racconto di Luca, รจ chiaro il riferimento allโEucarestia, alla celebrazione che le prime comunitร cristiane hanno iniziato a fare per ricordare la presenza di Gesรน.
Nella Messa noi come cristiani crediamo che Gesรน รจ presente con il suo corpo, fatto di carne e sangue, ma non solo. Nella celebrazione della Messa Gesรน si rende presente in tutta la sua dimensione concreta fatta di relazione, insegnamento, cura e amore. Gesรน รจ vivo concretamente anche nel corpo dei cristiani che si radunano come Chiesa. La Chiesa infatti รจ il primo โcorpo di Cristoโ come insegna San Paolo.
Nel racconto della moltiplicazione Luca evidenzia come la logica degli apostoli, anche se improntata al buon senso, non รจ quella di Gesรน. Quando verso sera, al termine della predicazione, la gente ha fame, i discepoli dicono giustamente che ognuno si deve arrangiare (โCongeda la folla perchรฉ vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona desertaโ). Ma รจ qui che Gesรน fa la differenza, e invita a prendersi cura anche del corpo della folla, del corpo concreto e fragile, segnato dalla necessitร di nutrirsi. I discepoli se vogliono seguire davvero il loro Maestro devono prendersi cura di tutta la vita del prossimo, anche dal punto di vista fisico.
Questo รจ quello che ha fatto Gesรน e questo รจ quello che fa il suo discepolo. Celebrare la Messa per i cristiani non รจ dunque โuscireโ dalla vita e โritagliarsi un pezzo di paradisoโ lontano dalla concretezza della terra. Celebrare il Corpo e Sangue del Signore significa prendersi cura del corpo del prossimo, specialmente se fragile e bisognoso. Celebrare il Corpo e Sangue del Signore รจ riconoscersi corpo di Gesรน sulla terra, anche e soprattutto per le nostre fragilitร e limiti propri della vita, quella che รจ di tutti gli uomini e donne della terra.
Abbiamo un corpo, siamo un corpo, e dentro questo nostro corpo abita Gesรน.
Il pane eucaristico proprio per la sua piccolezza materiale e fragilitร รจ un richiamo fortissimo a non lasciare nessuno da solo quando ha fame, ma รจ un invito ad accogliere le parole di Gesรน: โVoi stessi date loro da mangiareโ.
Giovanni don
Fonte: il blog di don Giovanni Berti (“in arte don Gioba”)