Una fede a colori
Ci sono diversi film anche degli ultimi anni che per scelta dei registi sono stati girati non a colori, ma in bianco e nero, come le vecchie pellicole. Nei film in bianco e nero i colori non sono assenti, ma appiattiti e come nascosti dalle infinite gradazioni di grigio.
Paola Cortellesi, nel suo recentissimo film “C’è ancora domani”, per raccontare storie di donne nella Roma di quasi 80 anni fa ha usato proprio questa tecnica, per dare la sensazione di entrare in maniera reale dentro le foto e le storie di quell’epoca. Anche il grande regista Steven Spielberg per raccontare gli orrori della guerra e del genocidio degli ebrei da parte dei nazisti, fece uso nel 1993 del bianco e nero in “Schindler’s list”. La prima immagine del film e le ultime scene ambientate al giorno d’oggi sono a colori, ma poi tutto sprofonda in un mondo senza colori, o meglio, in un mondo dai colori appiattiti dal grigio della violenza e della guerra.
La prima lettura di questa domenica ci racconta proprio della scelta di Dio di mettere in cielo un arcobaleno come segno di pace tra cielo e terra, tra Dio e gli uomini e anche tra gli uomini e i loro simili, dopo che il caos del diluvio ha mescolato e distrutto i colori della vita sulla terra.
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Nel breve brano del Vangelo, Marco ci racconta Gesù che passa quaranta giorni nel deserto, prima di iniziare la sua missione. Il deserto con la sua mancanza di tutto diventa davvero un luogo grigio, senza la varietà dei colori della vita, degli incontri, della gioia. Il deserto ricorda quello che succede nella vita quando il bene viene a mancare, quando vengono a mancare le relazioni buone e la bellezza del vivere, e tutto si traduce in cercare solamente di sopravvivere. Questo è quello che succede quando la guerra spazza via con la violenza di una tempesta di sabbia, la convivenza pacifica tra le persone e i popoli. Quando in questi giorni vediamo le immagini della guerra a Gaza, in Ucraina, quando vediamo e rivediamo le immagini di altre guerre attuali o recenti, la sensazione è proprio di entrare in un deserto grigio senza vita e senza scampo, dove non c’è spazio per quello che colora la Storia dell’umanità.
La cosa strana del racconto di Marco di Gesù nel deserto è quando scrive: “lo Spirito sospinse Gesù nel deserto”. È il Padre che rende la vita di Gesù un deserto? No di certo!
Dal punto di vista strettamente storico, sicuramente Gesù come molti altri maestri e predicatori del suo tempo, ha passato un periodo di riflessione e di ritiro in qualche comunità religiosa che viveva nel deserto in modo ascetico. Ma quello che in poche parole racconta Marco non è la cronaca di un singolo episodio della vita di Gesù, ma è tutta la sua vita simboleggiata in un episodio.
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L’evangelista Marco ci sta dicendo che il Figlio di Dio, che poteva starsene tranquillo e immobile nella beatitudine colorata del cielo, ha scelto di immergersi nella Storia umana, con i suoi deserti e grigiori. Il numero “quaranta” nel linguaggio biblico indica una generazione. Gesù per tutta la sua vita è stato come in un cammino dentro il deserto, e lo Spirito non lo ha spinto per farlo cadere, ma lo ha accompagnato. Gesù nel deserto non è abbandonato, ma è guidato dall’amore del Padre, dallo Spirito di Dio, in ogni passo, anche nei momenti più difficili e apparentemente senza uscita. Gesù nel grigiore del deserto da una parte ha le fiere, simbolo di tutto ciò che “sbrana” la vita e che fa sentire in pericolo, e dall’altra gli angeli, che sono il segno che Dio non lo ha abbandonato. Gli angeli nella Bibbia sono coloro che portano il messaggio di Dio e illuminano il cammino. Gesù aveva dentro di sé il messaggio di Dio, e queste parole del cuore gli hanno fatto vedere i colori della vita anche dentro il grigiore della sua storia.
Per tutta la sua vita, come ogni essere umano, anche Gesù è stato messo alla prova dalle fatiche umane, dalle delusioni, dai pericoli, dalle ingiustizie che ha sperimentato, dalle profonde incoerenze anche di chi diceva di essere di Dio, ma in realtà non lo era. Gesù è stato messo alla prova anche dai suoi amici che spesso non lo capivano e lo contraddicevano, mettendosi di traverso alla sua azione.
Ma i colori di Dio e della vita, come un arcobaleno che non svanisce come succede a quello atmosferico, sono rimasti sempre forti nella mente e nel cuore di Gesù, persino nel buio grigio scuro del Calvario.
Tutti i colori di Dio li abbiamo anche noi dentro il cuore, anche se siamo tentati di non vederli, anche se il grigiore della vita spegne la luce della speranza. Anche noi come Gesù siamo in mezzo a fiere selvatiche e angeli.
Gesù ha attraversato il suo deserto per noi, per dirci che anche noi possiamo farlo. Gesù invita anche me e ogni cristiano a diventare angeli per chi è tentato di vedere solo deserto e mancanza di colori nella vita.
Se a volte ci sembra di vivere una vita in bianco e nero, aprendo il vangelo scopriamo che basta poco perché i colori riesplodano di nuovo nell’arcobaleno di Dio.
Fonte: il blog di don Giovanni Berti (“in arte don Gioba”)