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don Giovanni Berti (don Gioba) – Commento al Vangelo del 16 Febbraio 2025

Domenica 16 Febbraio 2025 - VI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO C
Commento al brano del Vangelo di: Lc 6,17.20-26

Il mondo al contrario

Quando viene pubblicato un libro, la scelta del titolo di solito non è lasciata all’autore del testo, ma alla casa editrice. Quest’ultima cerca di sintetizzare in un titolo efficace il testo, partendo da uno sguardo “esterno” all’autore, per intercettare anche il sentire di chi poi dovrebbe acquistare quel libro.

La vignetta di don Giovanni

Gesù non ha messo alcun titolo alla sua storia, a quello che ha detto e fatto, ma sono stati gli evangelisti a raccogliere le memorie e a scrivere quelli che poi sono stati chiamati “vangeli”, perché contenevano la “buona notizia” di Gesù.

Se la scelta toccasse a noi oggi, quale titolo metteremmo al Vangelo per esprimere in poche parole cosa è per noi questa storia? Per dire chi è per noi Gesù in quello che ha detto e fatto?

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Qualche tempo fa fece molto discutere il libro del generale e politico Roberto Vannacci, “Il mondo al contrario”, diventato di fatto il suo manifesto politico. La scelta grafica semplice ma molto efficace della copertina era quella di aver scritto la parola “contrario” proprio al contrario, per comunicare subito che dentro si trovavano considerazioni personali di Vannacci sulla società e sulla politica che andavano spesso al contrario del pensiero comune.

Se dovessi trovare un titolo alternativo alla storia di Gesù, forse “Il mondo al contrario” sarebbe il più efficace. Lo penso a partire dal brano del Vangelo di questa domenica, dove troviamo alcune delle parole più rivoluzionarie di Gesù: le Beatitudini.

Le Beatitudini più famose si trovano nel Vangelo di Matteo, al capitolo 5, nel discorso detto “della montagna”, ma anche Luca ci riporta le parole di Gesù, che descrivono davvero un mondo al contrario.

“Beati voi poveri, beati voi affamati, beati voi che piangete e beati voi quando vi perseguitano…”. Con queste parole, Gesù spiazza tutti, sia nel suo tempo che oggi. Questa sua visione del mondo è ancor più rafforzata dall’uso dell’opposto: “guai a voi ricchi, voi sazi, voi che ridete e voi che siete lodati”, uno stile tipico della predicazione del suo tempo per ribadire il concetto.

Ma è questo “beati voi…” che suona come annuncio sconvolgente anche oggi: facciamo fatica a credere che si possa essere beati nella povertà, nella fame e nella tristezza, e ancor meno quando si è perseguitati.

È difficile perché pensiamo che sia il consenso più largo possibile a renderci felici. Nell’era della fame di “like”, non possiamo essere felici se attorno abbiamo “haters” che ci denigrano.

Le parole di Gesù non sono un obbligo, né una legge da seguire per evitare una punizione. Sono una prospettiva esistenziale, un modo di guardare al mondo e alla vita con gli occhi di Dio.

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Gesù non ama la miseria, ma nemmeno chi è schiavo dell’avere e del potere a tutti i costi. Non ama la fame, ma neanche chi cerca solo di riempire la pancia, la casa e il conto in banca invece di riempire il cuore e le relazioni. Gesù non ama la tristezza, ma non ama nemmeno la superficialità di chi non sente la sofferenza del prossimo.

Gesù non ama che si venga perseguitati per la fede, e neppure lui ha voluto salire sulla croce a tutti i costi. Ma non ama nemmeno che nessuno sia disposto a dare la vita per la pace, la fratellanza e il bene comune, anche a costo di diventare impopolare.

Beati i poveri… Sono coloro che sono felici perché hanno come ricchezza Dio e il prossimo, e sanno che il valore della vita nasce da relazioni vere.

Adamo ed Eva, nel racconto dell’Eden, perdono tutto perché volevano avere tutto, dimenticando che avevano già ciò che li rendeva beati.

Gesù ci insegna che è possibile, ancora oggi, un mondo al contrario rispetto a quello che da sempre genera divisioni, guerre e povertà. Con il suo “beati voi…”, vuole svegliarci dal pessimismo che ci imprigiona, quando vediamo solo ciò che non va nel mondo e dentro di noi.

Il mondo al contrario di Gesù inizia da me, se mi lascio provocare dalle sue parole. Con piccole scelte di povertà e condivisione, posso davvero scoprire che la beatitudine che cerco in modo spesso sbagliato è già dentro di me.

Fonte: il blog di don Giovanni Berti (“in arte don Gioba”)

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