Gesù non è un fantasma
Quando i discepoli urlano impauriti verso Gesù, “è un fantasma!”, mentre lo vedono camminare sulle acque agitate del mare, mi è venuta in mente un’altra scena simile nel Vangelo: le apparizioni di Gesù risorto. Anche quando il loro Maestro e amico si mostra vivo dopo la morte, loro lo scambiano per un fantasma, cioè qualcosa di fuori dal mondo, lontano e evanescente… e quindi pauroso. Ma come farà da risorto anche ora, Gesù insiste perché riconoscano che dietro quello che sembra lontano da loro in realtà c’è lui vicino a loro e per loro.
Questo racconto, da molti elementi narrativi strani e quasi incredibili, più che un resoconto di cronaca è una specie di racconto simbolico di tutta l’esperienza degli apostoli di Gesù e anche della vita della Chiesa, e dentro possiamo anche trovare la nostra vita di fede. La barca che con difficoltà attraversa un mare in tempesta, rappresenta bene la comunità cristiana che dentro la Storia fatica a mantenersi a galla e a procedere in avanti tra mille difficoltà e situazioni contrarie, persecuzioni, divisioni e scandali.
Quella barca in tempesta è anche la nostra vita di fede che sembra affondare quando ci capita qualcosa che mette in discussione la nostra rotta e fa vacillare quello che credevamo saldo e inaffondabile. E può capitare che anche a noi Gesù appaia come un fantasma lontano, quasi pauroso e distante dalla nostra vita reale, proprio come un uomo che cammina sulle acque o che esce da una tomba.
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Ma Gesù al loro grido di paura risponde “Coraggio, sono io, non abbiate paura!”. La paura irrazionale che spesso ci fa diventare violenti tra di noi, allontana anche Dio e ce lo rende quasi “nemico”. Ma Gesù insegna a non avere paura e a camminare anche noi sulle acque minacciose della vita. Anche l’essere umano Pietro come l’amico Gesù può camminare sulle acque, perché non è una cosa “da fantasmi”.
Ma è ancora una volta quella paura che chiude in sé stessi a far affondare Pietro. E’ la paura di non farcela e che Dio lo lasci solo nelle sue tempeste.
“Signore, salvami” è la più semplice e la più bella preghiera, perché da un lato riconosce in Gesù il Signore presente e così vicino che può intervenire, e dall’altro lato riconosce che abbiamo bisogno sempre di lui per continuare a stare a galla nella vita.
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Gesù allunga la mano aperta per afferrare Pietro, e con quel gesto mi ricorda le sue mani aperte e inchiodate per amore sulla croce e poi aperte e libere per riafferrare il cuore dei suoi amici dopo la resurrezione.
Gesù non è un fantasma ma è Dio concreto che proprio là dove rischiamo di affondare nella vita, dentro il caos dei nostri problemi, ci allunga la mano e ci afferra.
Lo fa concretamente con le pagine del Vangelo che si aprono ai nostri occhi per arrivare al cuore. Lo fa oggi concretamente quando qualcuno, anche in modo inaspettato, si fa accanto a noi e con una parola buona o un piccolo gesto ci risolleva e ci impedisce di affogare nella solitudine e tristezza.
Lo fa concretamente anche attraverso le mani di coloro che afferriamo noi stessi per aiutare. Incredibilmente quando ci prendiamo cura di qualcuno, siamo risollevati noi stessi da quell’amore che diamo e che esce da noi. E tutto questo non è un fantasma spirituale ma è Gesù che sale sulla nostra vita così come sulla barca dei suoi amici…. e ogni tempesta cessa.
Fonte: il blog di don Giovanni Berti (“in arte don Gioba”)