Dov’è Gesù?
Ascensione del Signore
Domenica scorsa nella nostra comunità parrocchiale 25 bambini hanno vissuto la loro prima comunione, e tra un paio di domeniche, nel giorno della Santissima Trinità, 10 ragazzi e ragazze riceveranno la Confermazione. Come per la prima comunione, anche questa volta è un’occasione per me e per tutta la comunità parrocchiale per ripensare il cammino di fede.
In vista della celebrazione, in questi giorni, mi sto ritrovando con i ragazzi che faranno la Cresima, per vedere a che punto è la loro fede battesimale che riceverà il “sigillo dello Spirito Santo” (come recita la formula del sacramento).
Non vorrei che fossero “spettatori passivi” di una celebrazione che nella quasi totalità dei casi (per non dire in tutti i casi) a quell’età è stata chiesta dalla famiglia, e non da loro direttamente.
- Pubblicità -
La domanda è semplice: “Dove sta Gesù nella loro vita?”
E questa domanda ovviamente ne attiva altre: “Dove sta Gesù nella mia vita?”, “Dove sta Gesù nella vita della parrocchia, della Chiesa… del mondo?”
L’Ascensione di Gesù in cielo ogni anno viene ricordata esattamente 40 giorni dopo la Pasqua. È così in accordo con uno dei racconti dell’evento, in particolare quello di Luca all’inizio degli Atti degli Apostoli (“Egli si mostrò a essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, durante quaranta giorni…”). Ma lo stesso Luca alla fine del suo Vangelo, al capitolo 24, colloca questo avvenimento di Gesù che risorto sale in cielo, lo stesso giorno della Pasqua. Anche l’evangelista Marco che leggiamo quest’anno pone l’Ascensione lo stesso giorno. E a parte questa discrepanza temporale, la domanda è anche “cosa significa in cielo?”. Siamo tutti d’accordo che il cielo di Dio non è lo spazio profondo delle galassie. E allora dove sta Gesù?
- Pubblicità -
I racconti del Vangelo non sono una cronaca dettagliata, ma indicazioni simboliche che possono aiutare a trovare la verità degli avvenimenti e il messaggio per noi oggi. L’Ascensione di Gesù ci dice che da un certo punto in poi Gesù non è più presente nel modo diretto e umano con il quale lo hanno potuto conoscere i suoi contemporanei e soprattutto gli amici. Gesù con la sua morte in croce non è più il Gesù di prima, ma non per questo sparisce e non è più sperimentabile.
Gesù è ancora vivo, ma in modo nuovo e non solo per i suoi amici di allora, che nel frattempo sono tutti morti.
Gesù è ancora presente nel mondo, anche se nel mondo nel corso di 2000 anni di Storia sono cambiate tante cose e in modo profondo.
Gesù con l’Ascensione non è uscito di scena, ma è entrato in una scena nuova e più universale.
Stare a guardare il cielo, in attesa di un segno lontano e fuori dal mondo che ci dica che Dio esiste, è la cosa più sbagliata. Il cielo non è sopra di noi ma dentro di noi, dentro le nostre relazioni umane, dentro la nostra storia.
È vero che il nostro cielo personale e comunitario sembrano pieni di nubi scure, pieni di un buio che ha poco di “paradiso”. Facciamo fatica a pensare che Gesù risorto con la forza del suo amore sia dentro di noi. Ma invece è proprio questo l’annuncio che ci viene fatto e che attraverso di noi deve giungere a tutti gli uomini.
Questa è la fede: non guardare fuori di noi, in alto, con il rischio continuo della delusione, ma cercare Gesù in noi, scoprendo che è capace di fare ancora cose straordinarie.
“Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno.”
Con Gesù vivente in noi possiamo sconfiggere i demoni del potere e dell’egoismo che portano ai conflitti e alle guerre, possiamo abbattere le barriere di incomunicabilità tra culture e popoli, possiamo prendere in mano anche i nostri mali senza lasciarci soffocare e avvelenare, possiamo prenderci cura di tutte le malattie, soprattutto quella più diffusa della solitudine. Ecco dove sta Gesù!
E i nostri ragazzi? Non penso sia il tempo di indottrinamenti e di inquadramenti. Spero (e prego) che nella loro vita da cristiani, non sentano Gesù come una imposizione, ma come una forza amica interiore che dà forza al loro cuore, ai loro desideri, alla loro voglia di vivere.
Fonte: il blog di don Giovanni Berti (“in arte don Gioba”)