Signore, non capisco, ma mi affido
Le letture di questa domenica portano alla nostra attenzione due racconti di vocazione: lโuna profetica, lโaltra apostolica, ma entrambe frutto dellโirruzione di Dio nella vita dellโuomo. Nella prima lettura Isaia, nello scenario grandioso del Tempio di Gerusalemme, riceve la rivelazione della grandezza di Dio e accetta lโinvito di diventare suo profeta.
Nel contatto col Dio โsantoโ egli avverte, con indescrivibile angoscia, la propria indegnitร e si sente di dire: ยซOhimรจ! Io sono perduto, perchรฉ un uomo dalle labbra impure io sono e in mezzo a un popolo dalle labbra impure io abito; eppure i miei occhi hanno visto il re, il Signore degli esercitiยป. Dio, allora, interviene e manda uno dei serafini che vola verso di lui per toccargli la bocca e, a questo punto, la risposta del profeta รจ totale e senza esitazioni: ยซEccomi, manda me!ยป.
Nella seconda lettura, Paolo espone una delle prime formulazioni della fede cristiana, la preghiera del Credo, usata nelle prime assemblee durante la celebrazione della โCena del Signoreโ. La morte e la risurrezione di Gesรน sono il fondamento di tutto. ร la nostra vita! ร il senso della nostra esistenza.
Nel Vangelo Luca racconta la chiamata dei primi discepoli durante una pesca miracolosa: sulla parola di Gesรน quei pescatori delusi iniziano una nuova avventura molto piรน fruttuosa. ร interessante prestare attenzione alla โbarcaโ. Se gli apostoli sono chiamati a diventare pescatori di uomini, questa barca รจ chiamata a suggerire lโimmagine della Chiesa. [โฆ]
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