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don Giacomo Falco Brini – Commento al Vangelo di domenica 9 Giugno 2024

Domenica 9 Giugno 2024
Commento al brano del Vangelo di: Mc 3, 20-35

MEGLIO MATTI CON GESU’

Come è difficile essere cristiani in questo mondo! Me lo sento dire spesso, in colloqui personali come in momenti di incontro pubblici, da giovani, adulti e anziani. Non lo si può negare. Salvo chiedersi come mai, nel dirlo, ci si esprime generalmente con quell’aria un po’da chi le difficoltà le subisce, un’aria quasi di sconfitta annunciata.

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Ma se meditiamo il vangelo seriamente non dovremmo meravigliarci delle difficoltà, né dovremmo viverle “subendole”: basta considerare quel che è successo a Gesù nel suo ministero. Le contrarietà multiformi che ha dovuto affrontare generano domande incalzanti al nostro spirito: ed io come vivo le contrarietà che mi si presentano? Come vivo le dure etichette che mi appiccicano addosso per il fatto che cerco di seguire il Signore Gesù?

Il vangelo di oggi, tra le tante verità che annuncia, ha in sé una provocazione salutare: essere di Cristo (cristiano) mette forse in cassaforte una buona reputazione? Essere di Cristo pone forse i legami di sangue cui tanto teniamo sullo stesso piano delle relazioni generate nella fede? Essere di Cristo significa trovarsi sempre in equilibrio nelle tantissime e complesse vicende che ci tocca da vivere?

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Gesù che attrae tanto la folla fino a non mangiare e a non far mangiare chi è con lui, desta giusta preoccupazione (Mc 3,20). Del resto, il mondo ha sempre i guru di turno pronti a sacrificare vite umane sull’altare della propria filosofia. Ma ci troviamo di fronte a un personaggio simile? I suoi familiari, zelanti di buon senso, pensano di sì. È fuori di sé, il che vuol dire: “questo qui è fuori di testa, fermiamolo!” (Mc 3,21).

Ma Gesù non è il guru di turno, anzi, a proposito di bisogni primari come la necessità di mangiare, vedremo più avanti che se ne preoccupa eccome, da vero padre/madre di famiglia (cfr. le 2 moltiplicazioni di pani e pesci in Marco). La vicenda successiva suggerisce di cercare criteri sani di discernimento per capire chi è mandato da Dio per dire e fare quel che dice e fa, e chi invece no. Gli scribi di Gerusalemme, ottusamente, imputano a Gesù di operare esorcismi con l’aiuto degli stessi demoni (Mc 3,22).

A pensarci bene, se uno ha ancora la testa sulle spalle, si accorge subito della insensatezza/irragionevolezza dell’affermazione. Eppure Gesù cerca amorevolmente di ricondurre a salute mentale gli scribi accecati dalla gelosia (Mc 3,23-27). E, sempre per amore, indica loro il reale, grave pericolo di bestemmiare lo Spirito Santo con quella affermazione (Mc 3,28-30).

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Dunque, dopo aver ricevuto del matto dai familiari, viene anche preso per un indemoniato da una delle autorità religiose di Israele. Non c’è che dire. Chi segue il Signore Gesù nelle sue vie si prepari: se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato anche me (Gv 15,18). E ancora: se hanno chiamato Beelzebùl il padrone di casa, quanto più i suoi familiari! (Mt 10,25). Bella la prospettiva della vita da cristiani veri, che ne dite?

Nella 3a pericope del vangelo assistiamo poi ad un nuovo avvicinamento di familiari che, stando fuori, lo mandarono a chiamare, mentre egli si trova ad insegnare la folla che lo circonda (Mc 3,31). Perché mandarono a chiamarlo? Il testo non lo dice, ma la convinzione di cui al versetto n.21 precedente lascia supporre che la preoccupazione non se ne fosse andata. Quello che però è importantissimo meditare sta nella risposta di Gesù a chi si appella al legame di sangue di chi lo cercava.

Infatti, la risposta del Signore pone i termini “madre”, “fratello”, “sorella” su un piano superiore a quello della parentela di sangue. La generazione della fede negli altri crea dei nuovi legami che rendono familiari di Dio chi si lascia raggiungere dalla Parola di Gesù per metterla in pratica. Solo chi davvero entra in questa cerchia di ascoltatori non smemorati (cfr. Gc 1,23-25) è discepolo di Cristo, è veramente “cristiano” nella vita concreta. In conclusione: chi dovesse sentire l’appello del sangue superiore all’appello della volontà divina, chi non volesse affatto passare per matto o peggio, per un indemoniato a causa del nome di Gesù, non è ancora pronto a seguirlo.

Si interroghi nel suo cammino e cerchi di scoprire quale vita sta coltivando, se quella meramente umana o la vita nuova che c’è solo in Cristo.


AUTORE: d. Giacomo Falco Brini
FONTE: PREDICATELO SUI TETTI

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