Si salvi chi puรฒ -, gridiamo, quando ci troviamo di fronte a un pericolo di morte. Ci accompagna sin dalla nascita, nel profondo, il bisogno di salvarci. Non รจ il semplice istinto di sopravvivenza. Come uomini avvertiamo la nostra mortalitร , la finitezza della vita, ma vorremmo anche vivere sempre. Faremmo di tutto pur di salvare la nostra vita, questo รจ molto umano.
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Ma che significa salvarsi? Cosa vuol dire salvare la propria vita? Significa forse evitare la morte finchรฉ si puรฒ? Puรฒ lโuomo โsaltareโ la morte? Salva te stesso -, gridarono quel giorno i capi di Israele: se tu sei il Cristo di Dio โ e i soldati di Roma, facendogli eco: se tu sei il Re dei Giudei (Lc 23,35-37). Il grido deridente dei rappresentanti del potere religioso e politico sembrerebbe identificare la salvezza come qualcosa di raggiungibile con la semplice capacitร di liberarsi dalla morte certa di cui sono dotati i potenti. Come se dicessero: caro Gesรน, se la tua identitร รจ quella di un messia o di un re, non รจ possibile che tu finisca cosรฌ miseramente. Un messia e un re hanno il potere di farla franca, รจ gente che sa sempre come cadere in piedi. Fosse anche stato reale questo potere, avrebbe allontanato per sempre lโesperienza della morte?
Quellโuomo perรฒ rimase appeso alla croce, e non cercรฒ di salvarsi dalla morte. Pertanto, per giudei e romani, era solo un ridicolo ciarlatano. Lรฌ sopra, essi non videro altro che lโinganno di un uomo spacciatosi per messia e re venire a galla. Ignoravano la conoscenza che proviene da quella croce, poichรฉ nessuno dei dominatori di questo mondo lโha potuta conoscere; se lโavessero conosciuta, non avrebbero crocifisso il Signore della Gloria โ afferma S. Paolo (cfr.1Cor 2,8).
Cโerano due malfattori appesi ad una croce insieme a Lui. Uno di essi si unรฌ al ritornello del coro dei potenti, coro di insulti e di disprezzo, ma con una variante in tema: salva anche noi (Lc 23,39). Simbolo di ogni uomo che, pur nella condizione di abbeverarsi a quella misteriosa conoscenza, cioรจ immersi nel dolore, attaccati strenuamente alla propria vita, si chiudono nel proprio egoismo. Perchรฉ davanti al dolore e alla morte, lโuomo si chiude o si apre ad un sapere che non รจ di questo mondo. Dimas, lโaltro malfattore, ne fu testimone oculare. Non rinunciรฒ ad osservare quanto accadeva lรฌ giรน. Stare sulla croce non lo fece ripiegare su sรฉ stesso. Non si capacitava di tutto quellโodio che si abbatteva su Gesรน. Non se lo spiegava. Per questo osservava, e per questo cominciรฒ a vedere a fianco a sรฉ non un ciarlatano, ma la libertร sovrana di un re.
Dimas udรฌ improvvisamente il grido straziante, aggressivo, dellโaltro malfattore. Come poteva prendersela con Gesรน? Non condivideva insieme a loro la stessa terribile sorte? Come poteva essere cosรฌ stolto da insultarlo? Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? โ gli urlava dallโaltro lato della croce di Cristo (Lc 23,40). โNon hai ancora capito perchรฉ tu ed io siamo qui? Siamo qui per le nostre colpe, per quello che abbiamo fatto. Ma questo Gesรน non รจ colpevole, non ha fatto nulla di male, lui non dovrebbe essere qui con noiโ.
Un barlume di speranza si affacciรฒ nel suo cuore. Dimas guardรฒ il Signore e con audace fiducia gli disse: Gesรน, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno. Un condannato abbandonato, senza piรน difese, vide una cosa che occhio mai vide e subito dopo udรฌ una cosa che orecchio mai udรฌ (cfr.1Cor 2,9): in veritร ti dico โ gli disse Gesรน โ oggi, sarai con me nel Paradiso (Lc 23, 43).
Dimas, โil buon ladroneโ che non scaricรฒ la sua colpa nรฉ voleva evitare la morte, avvocato sulla croce in difesa di nostro Signore Gesรน Cristo, fece cadere lโultimo velo presente sul suo volto: quel Re si prese addosso la sua colpa. Quel Re lo avrebbe portato subito nel suo regno. Quel Re aveva una colpa, e ce lโha anche oggi: quella di amarci fino a prendere su di sรฉ le nostre colpe. La salvezza della nostra vita esiste, ma non consiste nellโevitare la morte: รจ lasciarsi amare da un Re in croce, colpevole di amore.
AUTORE: d. Giacomo Falco Brini
FONTE: PREDICATELO SUI TETTI